L'autore, Rosario Esposito La Rossa: "Non c'è nessuna Fata Turchina a salvare il protagonista". Lucignolo è 'la parte negativa di una storia di cui nessuno se ne fotte'

Rosario Esposito La Rossa
Rosario Esposito La Rossa

“In questa storia non c’è nessun Geppetto che ti cerca, o una Fata Turchina che risolve i problemi. C’è solo il cattivo della situazione”. Rosario Esposito La Rossa, napoletano classe 1988, riassume così il senso del suo nuovo libro, ‘Lucignolo’, in uscita il 9 marzo per Einaudi Ragazzi. Una fiaba al contrario, con le splendide illustrazioni del giovane Vincenzo Del Vecchio, anche lui napoletano. “È un Pinocchio alla rovescia, che pone l’accento sul lato negativo della storia” insiste lo scrittore, che è anche a capo della casa editrice Marotta & Cafiero. Recentemente ha annunciato la pubblicazione di un libro di Stephen King, ottenendo risonanza internazionale. Parente di vittima innocente della camorra, Esposito La Rossa ha fatto dell’attività culturale con bambini e ragazzi la sua vita, proprio nel nome del cugino ucciso Antonio Landieri. Ha fondato a Scampia la ‘Scugnizzeria’, prima libreria nella terra dello spaccio dopo oltre 25 anni, il cui logo è un bimbo volante. “Un ciuccio volante – come racconta – Dove prima si spacciava droga, ora si spaccia cultura”. 

Chi è Lucignolo? 

Il libro parte dal racconto di una storia vera. Ho accompagnato un bambino in un carcere di massima sicurezza a 700 chilometri da casa a vedere il padre al 41 bis. Mi ha detto ‘Non so nemmeno che odore abbia mio padre, io sono Lucignolo, la parte negativa di una storia di cui nessuno se ne fotte’. Ecco, parte tutto da lì. Lucignolo è quello da cui tutti i genitori ti dicono che devi tenerti lontano perché ti porta sulla cattiva strada.  

Nel libro ci sono tanti temi: Lucignolo sembra essere anche un bullo. 

Dentro a questa fiaba al contrario ci sono il 41 bis, l’ingresso nella criminalità organizzata, il bullismo dal punto di vista del bullo, l’abbandono scolastico. Il punto chiave della storia lo racconta proprio Lucignolo: ci si preoccupa tanto di questi bambini ma ci si occupa poco di loro. Si arriva ad arrestarli, magari dieci anni dopo. Ma quando serve la presenza dello Stato, quando sono piccoli, nessuno se ne occupa. Noi, con la Scugnizzeria, la scuola di teatro, la Scuola Calcio, proviamo a creare punti dove i ragazzi possono stare anche quando la comunità educante fallisce. 

Il libro sfiora anche il tema dell’ingresso nella criminalità organizzata. Come lo affronta? 

L’accento è posto sui figli della criminalità organizzata: finché non ci entrano, loro sono vittime. Vengono visti come criminali ma non sono nati così. Il papà di Lucignolo, in questa storia, è Mangiafuoco. Non c’è nessun Geppetto che cerca il figlio Pinocchio e nessuna Fata Turchina che prova a risolvere le cose: il libro evidenzia che questi bambini se la devono cavare da soli, perché nessuno ‘se ne fotte’ – come dice Lucignolo. 

Il tema più delicato forse è quello del 41bis. 

Noi lo diciamo spesso: il problema non è la pena in sé e per sé ma quella del 41 bis è una pena che si fa pagare anche a chi non ha fatto niente. Lucignolo ha il padre ergastolano da sempre. Avere un padre in queste condizioni da quando sei piccolo è una pena che pagano anche i ragazzi. 

 

Nella realtà, come è finita la storia di Lucignolo?

La storia è finita bene, forse benissimo. Da ciuccio a ciuccio volante, oserei dire: è il logo della Scugnizzeria. Ma è finita bene quasi per fortuna, non perché c’è stato un reale percorso dello Stato o della scuola, ma perché ha incontrato qualcuno sulla sua strada che ci ha creduto e ha tenuto duro. 

Voi provate a creare alternative a Scampia anche con la cultura: come?

Recentemente abbiamo acquistato un nuovo spazio di 150mq sopra la casa editrice, vorremmo fare un museo dell’arte nera in legno e piombo. Abbiamo raccolto i caratteri mobili, ci si sporca le mani fabbricando libri come faceva Gutenberg. 

Quali sono i progetti per il futuro? 

Spero che con l’illustratore possa nascere una coppia che rappresenti Napoli da un altro punto di vista e che potremo lavorare ad altri progetti insieme. Mi piacerebbe raccontare la vita reale, sempre attraverso i cattivi delle fiabe. Ora sto lavorando sulla figura di Capitan Uncino. 

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