La prima udienza è fissata davanti al collegio A del Tribunale di Firenze per il 1° giugno

“La decisione del gup era attesa, visto il tipo di vaglio a cui è questo chiamato per legge. È però emersa, già dalle carte, la prova dell’infondatezza del castello accusatorio, il cui accertamento necessariamente dovrà avvenire in dibattimento. Confidiamo quindi di poter confutare la tesi inquisitoria in tale sede”. Così i legali dei coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier e attuale leader di Italia Viva Matteo Renzi, hanno accolto la decisone del gup del tribunale di Firenze, Giampaolo Boninsegna, di rinviare a giudizio i loro assistiti, accusati di bancarotta fraudolenta per il crac di tre cooperative a loro riconducibili ed emissione di fatture false. La prima udienza è fissata davanti al collegio A del Tribunale di Firenze per il 1° giugno, con inizio alle ore 9. Oltre che per i genitori dell’ex premier, il gup ha disposto il processo per altri 14 imputati, tra legali rappresentanti delle coop, componenti dei cda e imprenditori, accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false. Ha patteggiato una pena a 6 mesi di reclusione l’imprenditore ligure Mariano Massone, accusato di bancarotta fraudolenta. Estinte infine le accuse a carico di un altro imputato che è deceduto.

Il procedimento riguarda gli esiti dell’inchiesta della guardia di finanza, coordinata dalla procura di Firenze, sul fallimento delle cooperative ‘Delivery Service Italia’, ‘Europe Service’ e ‘Marmodiv’, che si occupavano in particolare di volantinaggio e distribuzione di materiale pubblicitario. L’indagine, che a febbraio del 2019 aveva portato all’esecuzione degli arresti domiciliari, poi revocati, per Tiziano Renzi, Laura Bovoli e Mariano Massone, era partita dalla ‘Delivery Service Italia’, dichiarata fallita a giugno 2015 e di cui i genitori del leader di Italia Viva sarebbero stati, per la procura, amministratori di fatto fino a giugno 2010. In questo caso secondo le accuse i due coniugi, con altri – tra cui Roberto “Billy” Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi per le primarie per la segreteria del Pd del 2012 e in passato nel cda della cooperativa – avrebbero cagionato “il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare gli oneri previdenziali e le imposte, o comunque, aggravando il dissesto”.

Per quanto riguarda la ‘Europe Service’, fallita ad aprile 2018, invece i coniugi Renzi – considerati dalla Procura “amministratori di fatto fino a dicembre 2012” – sono accusati con altri di aver sottratto “con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, i libri e le altre scritture contabili”. C’è poi il caso della ‘Marmodiv’, cooperativa fallita con sentenza del Tribunale di Firenze il 20 marzo 2019. La bancarotta fraudolenta in questo caso viene contestata oltre che a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, anche a Giuseppe Mincuzzi “presidente del cda fino al marzo 2018” e a Daniele Goglio “amministratore di fatto fino a marzo 2018”. Per il pm Luca Turco, i quattro indagati “concorrevano a cagionare il dissesto della società esponendo, al fine di conseguire un ingiusto profitto, nel bilancio di esercizio al 31 dicembre 2017, approvato dall’assemblea dei soci il 27 giugno 2018 nell’attivo patrimoniale, crediti per ‘fatture da emettere’ non rispondenti al vero per un importo superiore a 370 mila euro, così iscrivendo a conto economico maggiori ricavi ed evitando di evidenziare una perdita d’esercizio”. Così, continua il capo di imputazione formulato dalla Procura fiorentina, “Renzi, Bovoli e Mincuzzi – presidente del consiglio di amministrazione fino al 15 marzo 2018 – erano in grado di ‘cedere’ all’amministratore di fatto Daniele Goglio la cooperativa ormai fortemente indebitata e Goglio poteva tenere la condotta distrattiva contestata”.

Per la Marmodiv i coniugi Renzi, con altre sei persone, sono accusati anche di aver emesso alcune fatture “per operazioni… in parte inesistenti” “al fine di consentire alla ‘Eventi 6’ l’evasione delle imposte sui redditi”. La Eventi 6, di cui erano socie la mamma e le sorelle di Renzi, queste ultime estranee all’indagine della procura, si occupava della distribuzione di volantini e giornali.

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