Il padre della fidanzata della vittima dovrà scontare 14 anni, 9 e 4 mesi per la mamma e il fratello
La Cassazione conferma tutte le condanne per l’omicidio di Marco Vannini: 14 anni di carcere per omicidio volontario ad Antonio Ciontoli, dalla cui pistola partì il proiettile che uccise il ragazzo; nove anni e quattro mesi alla moglie di Ciontoli, Maria, e ai figli, Martina e Federico, che dopo il ferimento, mentre il giovane urlava e chiedeva aiuto, non chiamarono i soccorsi ma seguirono il capofamiglia nel folle tentativo di coprire quanto accaduto. Quando chiamarono il 118, erano passate quasi due ore dallo sparo, Marco aveva perso due litri di sangue, e per lui non c’era più nulla da fare: secondo i giudici furono le attese e le bugie di un’intera famiglia a ucciderlo.
La famiglia Ciontoli in carcere
Per questo, vengono rigettati tutti i ricorsi della difesa, confermate le pene inflitte in appello bis e affermato appieno il ‘concorso’ nell’omicidio da parte dei familiari: i quattro andranno in carcere in serata. La sentenza arriva dopo quattro ore di camera di consiglio: in aula, ascoltano la lettura del dispositivo i genitori di Marco, Valerio Vannini e Marina Conte. Al loro fianco tutta la famiglia e fuori dall’aula altri parenti, amici, conoscenti, c’è anche il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci. Tutte persone che, in questi anni, hanno atteso e lottato insieme a loro. Tanti altri attendono la sentenza in piazza Cavour: hanno cartelli, foto di Marco, rose rosse. La decisione della quinta sezione penale della Suprema Corte viene accolta da un lungo applauso. Marina Conte ha gli occhi lucidi quando esce dall’aula: “Giustizia è fatta – dice colma di commozione -. Marco adesso può riposare in pace, domani andrò sulla sua tomba a dirglielo”.
La morte di Marco il 18 maggio 2015
I fatti risalgono al 18 maggio 2015. La vittima venne portata presso il punto di primo soccorso di Ladispoli a notte fonda, quando le sue condizioni erano ormai disperate: il proiettile, partito dalla pistola di Ciontoli mentre Marco, fidanzato di Martina, era ospite in casa, aveva provocato gravi ferite interne. Mentre il ventunenne urlava, preso dal panico per il dolore, i Ciontoli non fecero nulla per salvarlo, preoccupati che il capofamiglia, militare di carriera, potesse perdere il lavoro. Ai soccorritori, chiamati quasi due ore dopo lo sparo, dissero una serie di bugie: che Marco era scivolato, poi che aveva avuto un attacco di panico dopo uno scherzo, che si era ferito con un pettine.Antonio Ciontoli ammise che il ragazzo era stato colpito, per errore, da uno sparo di pistola, solo davanti al medico di turno: il proiettile aveva ferito gravemente il cuore e i polmoni, ma se Marco fosse stato trasportato subito in ospedale, è emerso dalle perizie effettuate durante il procedimento, si sarebbe salvato
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