Mercoledì registrati altri 2 morti nella regione calabrese. Una vittima anche sull'isola

Il Sud brucia. Come ogni anno, puntualmente, arrivano gli incendi in particolare nel Mezzogiorno del Paese, aggravati da temperature ben al di sopra della media. Ed è la Calabria, l’Aspromonte in primis, a registrare il bilancio peggiore e ancora in via di aggiornamento: due morti accertati, entrambi nel reggino dove, solo cinque giorni fa, si erano registrate altre due vittime. E dove le fiamme lambiscono le foreste vetuste, dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. E nella serata di mercoledì la Regione ha chiesto al governo lo stato di emergenza per il perdurare della situazione.

Sempre mercoledì all’ora di pranzo nel comune di Grotteria, nel Reggino, è stato ritrovato il corpo di un pastore 77enne, morto avvolto dalle fiamme che hanno distrutto il suo casolare, dove aveva cercato rifugio dopo aver provato a salvare il proprio bestiame. Nel tardo pomeriggio invece è stato ritrovato il corpo senza vita di un 79enne, dato per disperso, a Cardeto. La situazione, in Aspromonte, è tale che sindaco e prefettura di Reggio Calabria hanno chiesto l’intervento dell’esercito, dopo gli aiuti già arrivati da vigili del fuoco e volontari di altre regioni. “La priorità di oggi è spegnere questo inferno ma domani qualcuno dovrà rispondere a diversi perché”, ha detto il primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, puntando il dito contro “responsabili che davanti a questo disastro hanno avuto il coraggio di andarsene in ferie” e contro chi dovrà “dire perché è mancata completamente la prevenzione; perché non sono stati acquistati in tempo mezzi aerei e di terra”.

Nella zona di San Luca, a fuoco da giorni, è interrotta dalle fiamme alte la strada per il santuario della Madonna di Polsi. Numerosi i fedeli che a bordo di mezzi e soprattutto a piedi, da Polistena, hanno dovuto interrompere il pellegrinaggio e tornare a casa. Il rettore del santuario, don Tonino Saraco ha fatto un appello social denunciando quanto sta accadendo. Ma brucia anche il catanzarese, nella fascia ionica (Isca sullo Jonio), fino alla montagna di Tiriolo e alla pineta di Siano, a due passi dal capoluogo di regione, Catanzaro. E il cosentino, in particolare Acri e Longobucco. In tutto, secondo i dati diffusi dalla regione, sarebbero 110 i roghi attivi.

L’allarme non cessa neanche in Sicilia, dove mercoledì è stato raggiunto il record europeo di temperature, con 48,7 gradi a Siracusa, e dove il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli e la viceministra del Mise, Alessandra Todde hanno incontrato i sindaci proprio per discutere dell’emergenza incendi. Al termine dell’incontro Patuanelli ha assicurato sostegno alle vittime dell’emergenza: “Prima di ogni cosa dobbiamo dare risposte immediate alle vere vittime di questa emergenza, i cittadini che hanno perso tutto negli incendi e a cui vanno dati immediatamente i ristori”. Ma non ha nascosto come “il tema vero sia la prevenzione sul territorio e l’agricoltura è il miglior custode”. A Paternò, nel Catanese, agricoltore di 30 anni, si è rovesciato alla guida del mezzo ed è morto, schiacciato dalle ruote del trattore. L’uomo stava trasportando con il trattore un rimorchio con una cisterna da mille litri per spegnere un incendio a Ponte Barca.

Secondo Coldiretti, i roghi nel corso del 2021 sono aumentati del 202% rispetto alla media 2008-2020. E se da una parte 6 roghi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi con quasi 1 su 3 (32%) che in Italia fa parte di aree protette.

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