Torna libero Pietro Genovese, che nel 2019 investì e uccise due ragazze in corso Francia a Roma

La sentenza di condanna a 5 anni e quattro mesi, per omicidio stradale plurimo, è diventata definitiva

Torna libero Pietro Genovese, il giovane che nel 2019 investì e uccise due ragazze di 16 anni in Corso Francia, a Roma. Il giovane era sottoposto a obbligo di dimora e il Tribunale di Sorveglianza dovrà decidere come sconterà la pena residua di circa 3 anni e 7 mesi. La sentenza di condanna a 5 anni e quattro mesi, per omicidio stradale plurimo, è diventata definitiva nel luglio scorso, concordata in appello dalla difesa.

L’incidente

I fatti risalgono alla notte tra il 21 e il 22 dicembre: le due 16enni avevano trascorso una serata con gli amici, alla pista di pattinaggio del vicino Auditorium, festeggiando insieme l’inizio delle vacanze natalizie. Pioveva, correvano per tornare a casa e il suv, guidato da Genovese, figlio del regista Paolo, andava a velocità sostenuta, quando le travolse, uccidendole sul colpo.

Subito dopo l’impatto, Genovese provò a soccorrere le giovani, ma per loro non ci fu nulla da fare, mentre il ragazzo, sotto shock, venne portato in ospedale per accertamenti e analisi risultando positivo ai test alcolemico tossicologici con un tasso di alcol dell’1,4, tre volte superiore a quello consentito per guidare. In particolare nel caso dei neopatentati, il codice della strada non consente assunzione di alcol per chi guida da meno di tre anni.

A seguito degli accertamenti, l’investitore, difeso dagli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, finì ai domiciliari, mentre il luogo dell’incidente divenne meta di incontro per gli amici delle due vittime che ancora vi si ritrovavano, in ricordo di Gaia e Camilla, per chiedere giustizia.

Le famiglie delle vittime

“La famiglia Romagnoli, ancora affranta dal dolore, preso atto con doveroso rispetto della decisione della Corte d’Appello, si augura soltanto che il Tribunale di Sorveglianza valuti con serenità, serietà e rigore l’istanza di affidamento al servizio sociale allargato che proporrà il condannato”. È quanto fanno sapere attraverso il loro legale, Cesare Piraino, i familiari di Camilla Romagnoli, investita e uccisa nell’incidente di Corso Francia del 21 dicembre 2019.Il tribunale dovrà decidere se il condannato “abbia serbato un comportamento tale da consentire il giudizio che l’affidamento in prova, eventualmente da concedere, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati”, concludono i familiari della vittima.