In tutto nove le vittime dell'esplosione avvenuta sabato sera in provincia di Agrigento

 (LaPresse) –  E’ stato ritrovato anche il corpo dell’ultimo disperso nel crollo di Ravanusa, in provincia di Agrigento. I vigili del fuoco hanno estratto dalle macerie il corpo di Giuseppe Carmina, figlio di un’altra vittima del crollo, Calogero, 59 anni, la cui salma era stata recuperata poco prima. In tutto sono nove le vittime dell’esplosione avvenuta sabato sera.  La salma dei due uomini, come confermano a LaPresse i carabinieri di Licata, sono state ritrovate nei pressi del garage dai vigili del fuoco, il punto dove da stamani si erano concentrate le ricerche dei soccorritori.  

Mercoledì lutto cittadino ad Agrigento

Lutto cittadino ad Agrigento per la giornata di mercoledì 15 dicembre in memoria vittime città di Ravanusa. È quanto prevede una delibera della Giunta comunale della Città dei Templi, guidata dal sindaco Francesco Micciché.

Le operazioni di ricerca proseguite per tre giorni

 Lunedì mattina i vigili del fuoco avevano recuperato le salme di tre persone: dopo una notte di scavi e ricerche con i cani molecolari, i soccorritori hanno individuato i corpi fra le macerie della palazzina di quattro piani crollata sabato notte dopo un’esplosione. Poco dopo è stato ritrovato anche un quarto corpo. Ed è tra queste quattro salme che è stata recuperata anche Selene Pagliariello, l’infermiera di 30 anni, al nono mese di gravidanza che era andata con il marito Giuseppe Carmina a far visita ai suoceri. Tra i quattro corpi senza vita, anche quello del marito e del suocero Angelo Carmina. Le quattro salme erano tutte al terzo piano del palazzo crollato in seguito all’esplosione. I vigili del fuoco li hanno ritrovati sotto cumuli di macerie e calcinacci, pezzi di cemento.

Sono soltanto due le sopravvissute: Giuseppina Montana e Rosa Carmina, estratte vive dalle macerie nella tarda serata di sabato, a poche ore dal crollo. Tra le cause dello scoppio, l’ipotesi dell’accumulo di gas sotterraneo rimane al momento la più probabile, mentre restano da accertare i motivi che avrebbero portato all’accumulo. La deflagrazione, che è stata sentita anche nei paesi vicini, sarebbe stata causata da una grossa fuga di gas dalla tubatura del metanodotto. Sarà un’indagine della Procura di Agrigento a cercare di far luce su cosa è accaduto.

Italgas ha comunicato che a Ravanusa non vi sono stati “lavori eseguiti sulla rete stradale, ma unicamente interventi routinari eseguiti su contatori domestici e su alcune valvole stradali da eseguire con cadenza periodica”. Interventi che si sono svolti in vie distanti” dal luogo dell’esplosione e che “rientrano tra quelli ciclici di manutenzione programmata, sono riferiti alle verifiche di manovrabilità delle valvole di rete e non comportano interventi sulle tubazioni”. Allo stesso modo, l’azienda ha precisato che nel 2014, la rete di Ravanusa “non è stata oggetto di indagine e rilievi nel periodo di amministrazione giudiziaria”. L’amministrazione giudiziaria è stata revocata nel 2015 e Italgas “conferma il proprio impegno accanto alla Magistratura e alle Autorità competenti al fine di ricostruire con esattezza la dinamica dell’accaduto”.

 

 

 

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