Il 36enne lavora presso lo studio legale Lca di Milano: da da anni si occupa di sensibilizzare sui disturbi specifici dell'apprendimento
È una piccola rivoluzione, di parole non gridate, quella di Antonio Caterino. Fatta del riconoscimento di condizioni e diritti che lentamente, da dieci anni a questa parte, si sta facendo strada in Italia.
Caterino è un avvocato di 36 anni. Lavora presso lo studio legale Lca di Milano e da anni si occupa di sensibilizzare sui disturbi specifici dell’apprendimento (dsa). Caterino è dislessico e ha faticato soprattutto negli anni dello studio, fino all’Università, quando ancora non sapeva di esserlo: “Sono stato diagnosticato due giorni prima di discutere la mia tesi di laurea – racconta, intervistato da LaPresse – e ricordo bene le difficoltà, il dolore quotidiano sopportato fino ad allora nel dover affrontare la mia condizione. Avevo 26 anni e mi rendevo conto di funzionare in modo diverso, anche se non sapevo il perché”.
Dopo la laurea, Caterino ha contribuito a scrivere un protocollo, siglato il 12 aprile del 2021 dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati e dalla Corte d’Appello di Milano, grazie al quale i candidati con dsa possono utilizzare strumenti compensativi per l’esame di abilitazione. La sua esperienza ha fatto da apripista ed è diventata un riferimento al punto che, grazie a un intervento del ministero della Giustizia, il protocollo di misure sperimentato nel distretto della Corte d’Appello di Milano è oggi applicato a livello nazionale in sede di esame d’avvocato.
Ma non finisce qui, perché nell’agosto del 2021, un emendamento approvato dal Parlamento ha applicato lo stesso principio a tutti i concorsi pubblici. Questo fa sì che un candidato dsa possa invocare, in sede concorsuale, l’applicazione di adeguate misure “compensative e dispensative”.
“La strada è ancora lunga – dice – perché il mercato del lavoro fa fatica a far emergere il problema. E spesso sono proprio le persone con dsa, che dovrebbero mettere a conoscenza il datore di lavoro della propria condizione, a non farlo: perché abbiamo tutti una storia di sofferenza personale, che spesso ci impedisce di parlarne con serenità“.
Caterino però va avanti, senza fermarsi mai: parla del valore del pensiero dislessico nelle scuole, nelle università, alle famiglie. “Su questi temi non c’è ancora una consapevolezza diffusa – spiega – allo stato attuale il mercato del lavoro, del quale si stima facciano parte un milione e 200 mila dislessici, non è pronto”.
“La chiave è stimolare la fiducia – conclude – affinché si incoraggino le persone con dsa ad aprirsi, senza preoccupazioni, così che il datore di lavoro possa capire come mettere nelle migliore condizioni il proprio dipendente e farlo lavorare al meglio”.
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