Svolta nelle indagini, l'omicidio avvenuto il 5 settembre 2010 fu determinato dal tentativo del sindaco-pescatore di fermare e denunciare un traffico di droga nel Cilento

C’è una svolta nelle indagini per l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso il 5 settembre del 2010. I carabinieri del Ros e i militari della compagnia di Salerno hanno eseguito perquisizioni a carico di 9 persone, tutte indagate per omicidio e traffico di droga. Angelo Vassallo, secondo la procura di Salerno, retta da Giuseppe Borrelli, sarebbe stato ammazzato perché voleva denunciare un giro di droga che avrebbe coinvolto il porto di Acciaroli, il mare della sua terra, nel Cilento. Tra gli indagati ci sono un colonnello e un ex dei carabinieri. Il primo è Fabio Cagnazzo, la cui casa, a Frosinone, è stata perquisita stamani. L’altro è l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, già indagato per il passato e recentemente condannato in primo grado perché coinvolto in un traffico di droga al Parco Verde di Caivano.

Angelo Vassallo fu ucciso perché voleva fermare la droga, ammazzato con 9 colpi di pistola, 7 dei quali andarono a segno. Fu ucciso mentre rientrava a casa, dopo aver lavorato. Sindaco per tre mandati (dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004 e dal 2005 al 2010), nel 2010 si era presentato per un quarto mandato: unico candidato, rieletto il 30 marzo con il 100% dei voti validi, 76,55% dei votanti (1286 voti su 1680 votanti, con 394 schede non valide, incluse le bianche), a fronte di un’affluenza votanti del 72,4% degli aventi diritto. Era stato soprannominato sindaco-pescatore per il suo marcato ambientalismo. Sue le decisioni di impedire che l’intera zona tra Acciaroli, Pollica, Pioppi (cuore della Dieta mediterranea) fosse investita da colate di cemento.

Vassallo era stato il presidente della Comunità del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. La Procura di Salerno oggi scrive una nuova pagina, a 12 anni dalla sua morte. E parla anche di depistaggi per le prime indagini “indirizzate verso soggetti estranei – scrive la Procura – al fatto delittuoso”. Furono messe in atto una “serie di attività investigative, poste in essere nella fase immediatamente succesiva alla commissione del delitto, in assenza di delega” da parte della Procura stessa, “competente all’accertamento dei fatti”. Sono in pratica i video delle telecamere di videosorveglianza del porto di Acciaroli, che furono acquisiti da Cagnazzo, di sua iniziativa, poche ore dopo il delitto. 

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