Il calciatore non ha risposto alle domande. Sotto la lente della Procura il rapporto tra i due

Deve restare in carcere Giovanni Padovani, il calciatore di 26 anni arrestato per aver ucciso a calci, pugni e martellate la ex compagna Alessandra Matteuzzi. L’aggressione, violentissima, è avvenuta nell’atrio del condominio dove abitava la vittima, in via dell’Arcoveggio a Bologna. Il gip di Bologna Andrea Salvatore Romito ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per il calciatore e modello, che questa mattina si è presentato in udienza accompagnato dal suo legale, Enrico Buono. Di fronte alle richieste di chiarimento del gip, ha preferito restare in silenzio e avvalersi della facoltà di non rispondere.

Per lui il pm Domenico Ambrosino, titolare delle indagini, ha ipotizzato i reati di omicidio aggravato dallo stalking. Calzonici, t-shirt, scarpe da tennis, Padovani si è presentato in Tribunale in tenuta sportiva e con il volto tirato. Ad attenderlo fuori dall’aula c’era anche la madre. Dettagli utili alle indagini emergeranno anche dall’autopsia, eseguita nel pomeriggio sul corpo della 56enne. Una relazione completa arriverà sul tavolo del procuratore Amato nelle prossime ore. Sotto la lente della Procura, adesso, è finito il rapporto tra Padovani e la ex compagna, fin da subito burrascoso. I due si sono frequentati a distanza per quasi un anno, pur senza riuscire a incontrarsi spesso. Lei era molto impegnata nel mondo della moda, lui aveva ottenuto l’ultimo ingaggio come calciatore in Sicilia.

Quando la donna aveva deciso di lasciare il 26enne, che aveva conosciuto sui social, la gelosia del giovane calciatore era esplosa. Dopo la rottura, Padovani continuava a perseguitare la ex compagna aspettandola sotto casa, lungo le scale del condominio. Una volta si era persino arrampicato sul balcone del palazzo dove la donna viveva, staccando il contatore della luce. E poi c’erano telefonate e messaggi continui. E richieste costanti di foto e video, in modo da poter ‘controllare’ i movimenti della donna. Il giovane calciatore accusava la sua vittima di una serie di tradimenti.

Fino a due giorni fa, però, non c’erano mai stati episodi di violenza fisica. Un calvario a cui la vittima aveva deciso di mettere fine il 29 luglio, con una denuncia ai carabinieri. Era scattato il codice rosso e Alessandra Matteuzzi era stata sentita ai primi di agosto in Procura, ma non era stato ritenuto necessario disporre un provvedimento restrittivo nei confronti del 26enne. Una decisione sulla quale adesso la ministra della Giustizia Marta Cartabia vuole vederci chiaro e per questo ha inviato ispettori per le verifiche del caso. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, intanto ha garantito che l’azione per tutelare la donna è stata contraddistinta da “impegno e celerità”. “Noi abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare – ha aggiunto in un’intervista – . L’episodio che poi si è verificato è stato qualcosa di diverso e imprevedibile rispetto al contenuto della denuncia che, ripeto, rappresentava episodi di molestie, spesso via social. Non di violenza”.

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