“Per il momento abbiamo deciso di non aumentare i prezzi perché la paura è quella di perdere i clienti, ma questa condizione non potrà durare a lungo”, ha detto una ristoratrice

(LaPresse) Ristoratori e piccoli artigiani del centro di Roma lanciano il loro grido di allarme per l’aumento dei prezzi di luce, gas e delle materie prime che rischia di mettere in ginocchio attività storiche che oggi sopravvivono quasi in pareggio ma senza una soluzione saranno destinate a chiudere. “Io faccio l’impagliatore di sedie e la corda che uso per il mio lavoro, oltre ad aver raggiunto prezzi da capogiro, non arriva a causa dei vari blocchi dovuti alla guerra in Ucraina”, spiega Stefano Paravani, titolare di una storica bottega in via del Teatro Valle nel centro storico della capitale. “Sulle impagliature io sto piano piano arrivando al pareggio ma a quel punto sarò destinato a chiudere bottega”. “Nei telegiornali si parla solo di energia ma per noi i costi dell’olio di semi e delle conserve hanno raggiunto costi altissimi. La latta che prima veniva prodotta in Ucraina ora arriva dall’Africa e loro determinano il prezzo che è triplicato”, racconta Tatjana Pavel, ristoratrice di via dei Pastini, cuore pulsante del turismo tra il Pantheon e Fontana di Trevi: “Per il momento abbiamo deciso di non aumentare i prezzi perché la paura è quella di perdere i clienti, ma questa condizione non potrà durare a lungo”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata