(LaPresse) In Italia sono quasi 5 milioni i cittadini che lavorano e studiano lontano dal comune di residenza . Per loro esercitare il diritto di voto vuol dire sostenere un disagio in termini economici e di tempo perché costretti a rientrare nelle loro città. Questo fa sì che molti rinuncino alle urne andando ad aumentare le percentuali dell’astensionismo. “In quelle percentuali una larga fetta è rappresentato da astensionismo involontario o obbligato perché l’esercizio del diritto non è stato facilitato come la Costituzione vorrebbe”, spiega Giuseppe Rosa, che da Potenza si è spostato a Roma per lavorare come consulente politico alla Camera dei Deputati: “Gran parte delle democrazie occidentali hanno trovato soluzioni per il voto a distanza. Non si tratta di inventare nulla”. Anche Agnese Crivaro, studentessa romana iscritta al Campus Luigi Einaudi di Torino racconta la propria esperienza: “Il 25 settembre tornerò nella Capitale ma il biglietto del treno è costato 90 euro. Una cifra altissima per chi studia”, spiega: “ Con l’associazione ‘Voto dove studio’ abbiamo presentato una proposta di legge ma la caduta del Governo ha bloccato l’iter. Vedremo cosa succederà nella prossima legislatura ma nel frattempo tantissime persone rimarranno fuori”.