E' l'allarme che lancia Giustino Trincia, intervistato da LaPresse: si parla di 'usura di prossimità'

“Stiamo parlando di luce, elettricità, gas, acqua: chi non ha possibilità di fare credito in banca è più esposto a chi magari ti offre facilmente denaro, a chi facilmente ricicla il proprio denaro attraverso il tuo esercizio. Quando poi ci sono spese essenziali da fare – spese sanitarie o per i figli – diventa un problema serio”. È l’allarme che lancia Giustino Trincia, direttore Caritas intervistato da LaPresse, spiegando il concetto di “usura di prossimità”: “è la persona vicina, magari che abita nel tuo condominio, nel tuo quartiere. Magari inizia col darti 100 euro per pagare un pezzo di bolletta e per pagare una parte di spesa alimentare. Non te lo aspetti e poi ti ritrovi che ti chiede degli interessi”. Un rischio che oggi è sempre più tangibile e che riguarda le famiglie ma anche le imprese perché “oltre il 95% del tessuto produttivo italiano è fatto di imprese piccole o piccolissime in grande sofferenza e le persone hanno paura a parlarne”, ricorda Trincia. All’interno della stessa famiglia c’è difficoltà a parlarne, e sulla questione pesa lo stigma sociale: “io penso a quanti piccoli commercianti e imprenditori, gente onesta per una vita, avvertono un senso di colpa nel non poter pagare una bolletta”. E si appella al mondo imprenditoriale italiano, affermando: “Io mi metterei una mano sulla coscienza come imprese. Si parla di sostenibilità, di responsabilità sociale di impresa, ma non è possibile che sia la Chiesa e le realtà del terzo settore, del volontariato, su un problema che è sistemico, economico, morale e sociale e per il quale le imprese che stanno avendo extraprofitti paurosi in Europa e nel mondo non se ne assumano una parte di responsabilità”. La rateizzazione, sottolinea ancora il direttore della Caritas, non può essere solo la rateizzazione. “Va bene una volta, ma quando poi si moltiplicano le rateizzazioni noi stiamo creando altro debito, altro sovra-indebitamento. I tempi della vita delle persone vanno rispettati. Noi siamo contro l’assistenzialismo, siamo per la solidarietà, ma qui c’è un tema legato alla giustizia, all’equità, ai diritti che vanno rispettati. E le aziende, come lo Stato, devono fare la loro parte, non con spot e proclami ma con scelte di impresa che hanno un impatto reale sulle persone, sulle famiglie e anche sulle imprese”, conclude.

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