Le motivazioni della sentenza con cui i giudici hanno disposto l'ergastolo per i due fratelli: "Gabriele sapeva che il calcio avrebbe potuto uccidere"
“L’irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa, sino ad allora solo verbale e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia”. Lo si legge nelle motivazioni di 74 pagine della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Frosinone hanno disposto l’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati – insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli – della morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta nel settembre 2020 a seguito di un pestaggio a Colleferro.
Il calcio “fortissimo” sferrato “con la pianta del piede da Gabriele Bianchi al petto di Willy” non era “un calcio qualunque” ma un “calcio portato con tecnica da arti marziali”. Lo si legge nelle motivazioni di 74 pagine della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Frosinone hanno disposto l’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati – insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli – della morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta nel settembre 2020 a seguito di un pestaggio a Colleferro. Un calcio “violentissimo e proibito dalle stesse arti marziali”, Gabriele Bianchi sapeva di “sferrare contro il povero Willy un colpo che, in quanto vietato, era potenzialmente mortale”, elementi che ne accertano “il dolo omicidiario”.
I fratelli Bianchi “nel negare con pervicacia quanto finito sotto la percezione visiva diretta di molti testi, e dunque di aver pestato a morte il povero Willy” hanno “dato prova di non aver compiuto alcuna revisione critica del loro operato che denoti l’inizio di un percorso di cambiamento e maturazione”. Lo si legge nelle 74 pagine di motivazioni della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Frosinone hanno disposto l’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati – insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli – della morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta nel settembre 2020 a seguito di un pestaggio a Colleferro.
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