L'avvocato Federico Cecconi a Milano in tribunale: "Non ci sono prove della corruzione"

Battute finali per il processo Ruby Ter a Milano. In conclusione della sua arringa, l’avvocato Federico Cecconi, legale di Silvio Berlusconi, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito dalle accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, con la formula “Il fatto non sussiste“. Secondo la difesa del Cavaliere, la causale dei versamenti nei confronti delle ragazze ospiti delle cene di Arcore sarebbe stata “risarcitoria”, un ristoro per l’esposizione mediatica a cui queste erano state sottoposte. Dal canto loro, le ex olgettine avrebbero rivolto al Cavaliere richieste costanti e, se non esaudite, avrebbero minacciato “di rendere dichiarazioni alla stampa se da parte di Berlusconi non arrivano i pagamenti”. Minacce, tuttavia, “del tutto inidonee a provare un accordo corruttivo”.

“Non c’è corruzione”

Per l’avvocato Federico Cecconi, legale di Silvio Berlusconi, nel processo Ruby ter non c’è alcuna prova di corruzione in atti giudiziari, ma siamo di fronte a un “processo per corruzione per pubblici proclami” dove il leader di Forza Italia “ha detto pubblicamente di aiutare qualcuna delle imputate”. Per l’avvocato Cecconi, inoltre, non ci sono prove che l’accordo corruttivo sia avvenuto. “L’accordo corruttivo è stato per caso individuato? – ha detto – No, non ve n’è neanche un germoglio, tutti gli elementi sono di carattere indiziario e inidonei a ritenere compiuto” il reato contestato dall’accusa. Per il legale le 18 ragazze, ospiti fisse di Arcore finite a processo con il Cavaliere, “non hanno mai assunto neanche per un minuto la qualifica di pubblico ufficiale” e gli elementi raccolti dall’accusa sono “tutti di portata indiziaria e inidonei a dimostrare la responsabilità nei confronti di Berlusconi”.

“Dalle ragazze ricatti nei confronti del Cav”

Per quanto riguarda le chat, agli atti del processo, tra Berlusconi e alcune delle ragazze ospiti delle feste di Arcore, Cecconi ha detto che gli  “screenshot” di quelle conversazioni non hanno alcuna “valenza” come prove della presunta corruzione da parte del Cavaliere nei confronti delle ex olgettine in cambio del loro silenzio ai processi del Ruby gate. Al contrario, quelle frasi potrebbero essere lette come un “tentativo di ricatto” e “comportamenti opachi” ai danni di Berlusconi, che il difensore ha “segnalato al Tribunale”. 

In una pausa dell’udienza il legale del Cav ha chiarito di “aver in maniera chirurgica fornito elementi in grado di dare dimostrazione di una causale alternativa totalmente lecita riguardo alle dazioni di danaro che nel corso del tempo, in modo espresso e totalmente lecito, Silvio Berlusconi ha fatto nei confronti di una generalità di persone”. E aggiunto: “Che poi da parte di qualche soggetto ci possa essere stato un qualche comportamento scomposto di chi si sia approfittato della generosità di Silvio Berlusconi, è un elemento ulteriore” ma non in conflitto con “l’assenza di responsabilità da parte di Berlusconi”. La causale dei versamenti era quella “di aiutare e ristorare persone che si sono trovate in un tritacarne mediatico dall’inizio 2011 nell’ambito della vicenda Ruby”, un obiettivo che secondo il difensore l’ex presidente del Consiglio aveva dichiarato di avere già nel 2013 e nel 2014. Il denaro sarebbe dunque”il ristoro dei danni mediatici patiti” dalle ragazze. Progressivamente, però, già dal settembre 2013, “si iniziano a vedere dei profili di minaccia“, ha detto Cecconi, facendo riferimento ad alcuni messaggi di Barbara Guerra, che aveva paventato di diffondere alcuni video delle serate ad Arcore. 

 

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