Duro colpo ai clan di Tortorici: accuse a vario titolo di associazione mafiosa, truffa all'Ue, falso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori

Una condanna a oltre 600 anni di carcere per i clan messinesi coinvolti nella maxi operazione dell’antimafia ‘Nebrodi’  contro la cosiddetta ‘mafia dei pascoli‘. Si è concluso così il maxi processo contro 101 imputati, 91 dei quali condannati dal tribunale di Patti, in provincia di Messina. Sono 17 le aziende confiscate e oltre 4milioni di euro sequestrati.

Il processo

Il maxiprocesso nasce dall’operazione Nebrodi del gennaio 2020, che portò all’arresto di 94 persone e il sequestro di 151 aziende agricole. L’operazione è una delle più vaste contro gli ‘appetiti’ della mafia che aveva messo le mani sui Fondi europei destinati all’Agricoltura. La sentenza è un duro colpo ai clan di Tortorici, in provincia di Messina che, fino agli arresti del gennaio 2020, avevano orchestrato un meccanismo in base al quale erano riusciti a truffare l’Unione europoea e l’Agea, agenzia che si occupa dei fondi europei nel settore agricolo. Il processo ha visto alla sbarra i vertici dei clan Batanesi e Bontempo-Scavo.
Lo scorso luglio, le richieste di condanna erano in totale per oltre mille anni di carcere. Un processo che, alla luce della mole di imputati e reati contestati, si è svolto in tempi record nel tribunale di Patti, presieduto da Ugo Scavuzzo che nella notte ha letto la sentenza, e dalla Procura di Messina.
Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione mafiosa, truffa all’Ue, falso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori.

Con la sentenza odierna, che conclude la colossale inchiesta antimafia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, non posso che congratularmi con tutti coloro che – a vario titolo – hanno contribuito all’esito odierno che ha inferto un duro colpo al lucroso business delle truffe ai fondi comunitari destinati ai pascoli e all’agricoltura – commenta Domenico Barbuzza, presidente del Parco dei Nebrodi – Da questo momento l’auspicio è che parlare di Nebrodi evidenzi le bellezze naturalistiche che hanno dato vita all’istituzione dell’omonimo Parco regionale, la laboriosità della popolazione residente, il desiderio di dar vita a progetti di sviluppo da parte dei giovani”.
“Il desiderio unanime è di veder riconosciuto questo territorio come fucina di operosità e collaborazione con l’Ente, guida del comprensorio: la ripartenza che vogliamo vede al primo posto la tutela dei valori naturali dell’area protetta”, conclude il presidente.

L’ex presidente dell’ente, Giuseppe Antoci denunciò il rischio di infilatrazioni dei clan per ottenere fondi europei fermando così il sistema criminale e subendo anche un attentato.

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