Gli ex presidenti di Coni e Serie A erano indagati per corruzione per l'assegnazione a Sky della Serie A nel triennio 2018-21
Archiviata l’inchiesta sull’assegnazione a Sky dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021, in cui erano indagati tra gli altri l’ex presidente del Coni Giovanni Malagò, l’ex presidente di Lega Serie A Gaetano Miccichè e l’amministratore delegato di Sky Andrea Zappia. Il provvedimento è stato disposto lo scorso 17 maggio dal gip di Milano, Chiara Valori.
Nell’ipotesi della Procura dietro all’operazione ci sarebbe stato un episodio di corruzione e gli indagati, come anticipato da ‘Repubblica’, in tutto erano sei. Tra i reati contestati dai pm anche il falso materiale, il riciclaggio e la rivelazione di segreto. Il gip, tuttavia, ha deciso di archiviare le posizioni di tutti.
Tra gli indagati figurava anche Massimo Bochicchio, il broker che aveva truffato calciatori, allenatori e vip, morto a giugno scorso in un grave incidente con la moto sulla via Salaria a Roma. La morte improvvisa è avvenuta alla vigilia dell’udienza del processo che lo vedeva imputato a Roma per riciclaggio e attività finanziaria abusiva. Iscritti nel registro degli indagati anche Giovanni Barbara, presidente del collegio dei revisori della Lega di serie A e il produttore tv Giampaolo Letta.
Il gip Valori, in particolare, osserva che per quanto riguarda l’accusa di corruzione contestata a Malagò, Miccichè e Zappia “la carica di Commissario Straordinario della Lega Nazionale Professionisti Serie A” non pare “avere natura pubblicistica, ancorché di indiretta promanazione dal Coni, sicché non appare configurabile il reato proprio ipotizzato e ciò a prescindere dalla effettiva possibilità di dimostrare che la nomina di Miccichè a presidente – indubbiamente agevolata da Malagò – fosse stata funzionale a favorire Sky Italia nella procedura di aggiudicazione dei diritti televisivi del calcio per il triennio 2018/2021, a fronte di indebita remunerazione”.
Quanto all’accusa di falso, per la quale era imputato Miccichè, il giudice scrive che “il verbale della assemblea della Lega del 19 marzo 2018, per quanto riporti evidenti irregolarità nella procedura di elezione” del banchiere “alla carica di presidente, non può dirsi falso e corrisponde anzi a quanto realmente accaduto, come documentato dalla registrazione audio ad esso allegata”.
Relativamente all’accusa di riciclaggio, per la quale sono stati iscritti Letta e Bochicchio, “difetta la prova del fatto che gli investimenti realizzati da Malagò e Miccichè grazie all’opera di Letta e Bochicchio abbiano avuto ad oggetto denaro di provenienza illecita (vi è peraltro stralcio con riferimento alle condotte imputate al solo Bochicchio per le quali sono stati nascosti elementi diversi in merito alla illiceità della fonte del denaro reinvestito all’estero)”. Per il giudice, infine, “le informazioni abusivamente carpite da Gaetano Miccichè grazie all’aiuto e alla compiacenza di Giovanni Barbara, presidente del Collegio dei Revisori della Lega, non paiono avere avuto natura di ‘informazioni privilegiate’ ai sensi degli artt. 184 TUF e 7 Reg. UE 596/2014, ancorché alcune delle società iscritte alla Lega siano quotate in Borsa”.
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