Scomparsa un anno fa, la donna fu trovata morta il 5 gennaio: Visintin chiamato a riferire su un gomitolo trovato in casa

A un anno dalla sua scomparsa, avvenuta lo scorso 14 dicembre a Trieste, non si è spenta l’attenzione sul caso della 63enne Liliana Resinovich, l’ex dipendente della Regione Friuli Venezia Giulia in pensione ritrovata morta il 5 gennaio nella zona dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni.

Alcuni media triestini hanno ripreso un servizio mandato in onda su Rete 4 da Quarto grado, in cui si dice che il marito di Resinovich, Sebastiano Visintin, è stato ascoltato per un’ora e mezza dagli inquirenti della Procura della Repubblica di Trieste. Secondo quanto riportato, Visintin sarebbe stato convocato lo scorso 28 novembre e chiamato a riferire su un gomitolo trovato in un cassetto della sua abitazione, dove viveva con la moglie: filato simile al cordino che era legato al collo della donna al momento del ritrovamento del cadavere.

A riconoscere il corpo, il 5 gennaio scorso, furono il fratello e la cugina di Liliana e in seguito anche il marito Sebastiano Visintin. L’autopsia condotta sul cadavere della 63enne, secondo quanto riferito dagli inquirenti, attribuì la causa della morte a “scompenso cardiaco acuto”, non furono “rilevati traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso”.  

La donna scomparve nel nulla il 14 dicembre, ma non i suoi telefoni. I cellulari, infatti, sono stati ritrovati, assieme alla sua borsa, nella sua abitazione.  

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