Ancora un suicidio in carcere. Un uomo di 30 anni di origine bengalese, detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma, si è ucciso mercoledì mattina nella sezione denominata ‘G9’ del carcere romano. Secondo quanto si apprende il giovane si sarebbe impiccato con le lenzuola nella sua cella.
Il giovane avrebbe finito di scontare la pena a luglio ed era stato condannato a meno di due anni per concorso in rapina. Si tratta dell’ottantaduesimo suicidio di un detenuto nel 2022, a cui si aggiungono 5 uomini appartenenti al Corpo di polizia penitaria, registrando record assoluto.
Secondo quanto si apprende il detenuto di 30 anni di origine bengalese che si è impiccato con delle lenzuola nella sua cella stamattina nel carcere di Rebbia, si trovava in una sezione ‘protetta’ perché probabilmente aveva già tentato il suicidio.
“Gli 82 suicidi di questo 2022 accendono una spia sul sistema penitenziario e ci obbligano a riflettere sui cambiamenti profondi che vanno apportati e le riforme urgenti e non più rimandabili”. Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone commentando la notizia del detenuto di 30 anni che si è impiccato stamattina nel carcere romano di Rebibbia. “Nei giorni scorsi papa Francesco ha evocato un provvedimento di clemenza, qualunque esso sia, ma la risposta della classe politica e dirigente italiana è stato il silenzio. Lo stesso silenzio che registriamo quotidianamente di fronte a questa drammatica scia di suicidi. Per questo chiediamo che la questione carceraria sia affrontata in Parlamento al fine di umanizzare e modernizzare le condizioni di detenzione. Senza dimenticare neanche il personale che merita molta più gratificazione sociale di quanto non avvenga oggi”, conclude Gonnella.
Della situazione delle carceri italiane è tornato a parlarne solo ieri (20 dicembre) il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli propone di utilizzare caserme dismesse per ospitare detenuti in carcere per reati meno gravi.