Emergono nuovi dettagli dopo l'arresto di Andrea Pellegrini per il reato di tortura

Emergono nuovi dettagli sul caso Omerovic, dopo l’arresto ieri di Andrea Pellegrini, poliziotto accusato di tortura ai danni del giovane di origini serbe Hasib Omerovicprecipitato lo scorso 25 luglio, durante un controllo di polizia, dalla finestra dell’appartamento in cui abitava con la famiglia nel citato quartiere della Capitale.

“Roby te l’ho detto pure al telefono in caso di dubbi scrivi e parati il culo che poi l’onda di merda semmai arriva sommerge tutti“. È quanto si legge in un messaggio che Andrea Pellegrini, il poliziotto arrestato avrebbe ricevuto da una collega ispettrice, Roberta Passalia. Il messaggio è contenuto nell’ordinanza del gip di Roma Ezio Damizia dopo l’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Stefano Luciani. Passalia e Pellegrini si sarebbero sentiti al telefono e la prima si sarebbe raccomandata di far svolgere “bene bene le indagini perché le cose non stanno come hanno scritto gli operanti”, sottolineando “l’insussistenza di valide ragioni che avessero potuto giustificare un accesso all’interno di una abitazione privata”.

Pellegrini avrebbe costretto Hasib Omerovic a “sedere su una sedia, gli aveva legato i polsi con un filo della corrente di un ventilatore, lo aveva minacciato di ‘ficcargli nel culo’ un coltello da cucina, nel contempo mostrandoglielo, lo aveva preso più volte a schiaffi ed aveva continuato ad inveire nei suoi confronti”. È quanto si legge nell’ordinanza del gip di Roma Ezio Damizia dopo l’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Stefano Luciani. Motivi per cui Hasib “aveva cercato di trovare una via di fuga attraverso la finestra della propria stanza da letto, verosimilmente scavalcando il davanzale, e poi precipitando nel vuoto a causa della perdita dell’equilibrio”.

Un collega: “Si vantò di averlo malmenato”

Un collega di Andrea Pellegrini ha detto di aver “provato un senso di vergogna” per non essere intervenuto. Ha riferito che Pellegrini “si era persino vantato con il collega di aver ‘malmenato un pedofilo in occasione di un arresto'”. È quanto si legge nell’ordinanza del gip di Roma Ezio Damizia dopo l’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Stefano Luciani. Il poliziotto ha anche evidenziato “l’atteggiamento tenuto dal Pellegrini nei suoi confronti volto a influenzarlo nel caso egli avesse avuto intenzione di riferire qualcosa circa l’accaduto, dicendogli che sarebbe stato meglio non riferire in merito allo sfondamento della porta”. Inoltre “ha riferito di essersi sentito ‘intimorito’ dal Pellegrini “conoscendolo come un soggetto del quale non sono prevedibili i comportamenti e le reazioni”.

Il poliziotto “ha riferito di essersi limitato a confidare alcune cose (la porta sfondata a un collega e gli schiaffi a un altro) e di essersi in qualche modo determinato a sottoscrivere la relazione di servizio, il cui contenuto non era corrispondente a quanto avvenuto, perche’ Pellegrini e’ pur sempre un suo superiore, di cui in qualche modo subiva il ‘peso’ e gli atteggiamenti, e che soltanto quando la pressione delle notizie di stampa sulla vicenda si era fatta insostenibile aveva finalmente sentito l’esigenza di recarsi dal dirigente per ‘riferire le cose come erano andate perche’ in queste situazioni e’ inutile cercare di nasconderle'”, si legge nell’ordinanza. 

Poliziotto arrestato: “Intervento finito male”

 “La persona si era buttata di sotto una volta che loro erano giù nel cortile”. Lo avrebbe detto Andrea Pellegrini, il poliziotto arrestato perché accusato del reato di tortura per la vicenda Omerovic, il 36enne precipitato dalla finestra durante una perquisizione avvenuta il 25 luglio scorso nell’abitazione di via Gerolamo Aleandri, a Primavalle ad un agente della polizia locale spiegando che “l’intervento era finito male”. È quanto si legge nell’ordinanza del gip di Roma Ezio Damizia dopo l’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Stefano Luciani. Pellegrini sarebbe andato prima dall’agente per chiedere informazioni per rintracciare la casa di Hasib Omerovic e “informazioni circa una persona rom, sordomuta che gira il quartiere rovistando nei cassonetti aggiungendo che tale soggetto gli interessava in quanto era stato oggetto di diverse segnalazioni nel quartiere per molestie sulle donne”. Lo stesso pomeriggio Pellegrini ha chiamato il poliziotto per dirgli che ‘la persona si era buttata di sotto una volta che loro erano giù nel cortile’, passaggio anche questo del tutto singolare, e verosimilmente denotante l’intento di fornire una giustificazione non richiesta. L’anomalia appare ancora maggiore considerato che dai tabulati non risulta alcuna telefonata in quell’orario, in partenza dal cellulare di Pellegrini verso il cellulare dell’agente”, si legge nell’ordinanza. 

Hasib sta meglio, sue condizioni migliorano 

“Ricoverato d’urgenza in condizioni critiche dal 25 luglio presso il Policlinico ‘Agostino Gemelli’, Hasib Omerovic, dopo una decina di interventi chirurgici, è stato trasferito da un paio di mesi presso il reparto di Neuroriabilitazione ad alta intensità per una lunga terapia riabilitativa”. È quanto si legge in una nota di Carlo Stasolla dell’Associazione 21 Luglio, “che segue il caso dall’inizio” e fa sapere che “le sue condizioni sono in lento ma sensibile miglioramento mostrando autonomia nella respirazione e nell’alimentazione e una ritrovata, ancora parziale coscienza. Ha iniziato anche lentamente a muovere i primi passi in semi-autonomia”.

Associazione 21 Luglio: “Bene sviluppi investigativi”

“Accogliamo con soddisfazione gli sviluppi investigativi relativi alla vicenda di Hasib, che dall’inizio con tenacia e ostinazione abbiamo seguito affinchè la verità richiesta dalla madre venisse a galla. Importante è che il muro di omertà si stia sgretolando e che siano gli stessi colleghi del poliziotto arrestato a raccontare quanto avvenuto la mattina dello scorso 25 luglio. Gesti disumani, indicibile crudentà e gratuita violenza che ci auspichiamo trovino una giusta condanna nelle aule del Tribunale. Manteniamo fiducia nella giustizia, certi che su tutte le responsabilità venga fatta piena e completa luce perchè, come dall’inizio abbiamo ripetuto, i diritti di Hasib sono i diritti di tutti”. Così commenta Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio. 

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