Aperto un fascicolo a quasi 40 anni dalla scomparsa della 15enne. Il fratello Pietro: "Speriamo sia la volta buona"

La magistratura vaticana riapre il caso di Emanuela Orlandi. A quasi quarant’anni dalla scomparsa della 15enne, sparita nel nulla il 22 giugno del 1983, arriva la notizia che la famiglia – che non ha mai smesso di cercare la verità – aspettava da tempo. La conferma arriva dal promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi, dopo l’ennesima istanza da parte della famiglia Orlandi.

“Mi auguro sia la volta positiva per arrivare a una soluzione per la verità: sono sempre stato convinto, e continuo ad esserlo, che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto con situazioni mai volutamente approfondite. Forse per la prima volta il Vaticano ha deciso di mettere un punto chiaro”, le parole del fratello Pietro che nei giorni scorsi aveva annunciato un sit-in il 14 gennaio per chiedere quella verità alla quale dopo 40 anni, nonostante le innumerevoli e talvolta fantasiose ipotesi, non si è ancora arrivati.

Pietro è anche sicuro che ad aver contribuito alla riapertura del caso sia stata anche ‘The Vatican girl’, la docu-serie di Netflix sul caso della sorella, perché “adesso anche al di fuori dell’Italia sono a conoscenza di cosa è successo in questi 40 anni e lo verifico dai tanti messaggi di solidarietà che arrivano da ogni parte del mondo”, ha dichiarato certo che ormai “ci si è resi conto che è una storia che non si potrà nascondere fino alla fine” e “per forza di cose dovrà arrivare a una soluzione”.

“Apprendiamo con piacere la notizia della riapertura delle indagini ma, come al solito, veniamo a saperlo dalla stampa e non dalla magistratura“, spiega Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi che a LaPresse sottolinea: “Aspettiamo da un anno di essere ricevuti dalla Magistratura. Stiamo a vedere”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata