Nuova udienza del processo in cui Matteo Salvini è imputato per sequestro di persona

Nuova udienza a Palermo per il processo Open Arms, che vede il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini imputato di sequestro di persona per avere bloccato lo sbarco di 147 persone dalla nave della ong spagnola nel 2019, quando ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno. In aula, come testimoni dell’accusa, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio (allora rispettivamente presidente del Consiglio e ministro degli Esteri) e Luciana Lamorgese

Conte: “Io in disaccordo con Salvini, non si potevano respingere i minori”

La prima testimonianza, quella dell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Da subito nel mio primo governo nel 2018, capii che era importante fare un passo avanti in Europa sul problema dei migranti perché nessun paese poteva gestire i flussi migratori da solo. Elaborai un progetto da presentare ai leader europei. Nel giugno 2018 mi presentai al consiglio europeo con un documento che doveva affrontare il problema della redistribuzione a livello europeo”.

Giuseppe Conte ha poi aggiunto: “In quel vertice mi impuntai e dissi che la gestione dei flussi non poteva essere gestito solo dai Paesi di primo sbarco. Ci fu un litigio con Merkel e Macron su questo punto, restammo lì tutta la notte fino a che non raggiungemmo il risultato dello sforzo congiunto, ma non in automatico. Si sarebbe deciso volta per volta. Questo fu il compromesso. Ma sicuro fu un enorme passo avanti il coinvolgimento di tutti i paesi europei e non solo di quelli di primo sbarco”.

“I migranti potevano sicuramente sbarcare anche prima che si completasse l’iter di redistribuzione delle quote in Europa”, ha precisato Conte, che ha specificato: “Sul rilascio del Pos la competenza per me era scontata, era del ministero dell’Interno”. In ogni caso, ha evidenziato, “non ho mai sentito parlare di terroristi a bordo dell’Open Arms e non mi risulta che mi abbiano detto di accordi con gli scafisti. Nessuno mi mostrò video di alcun genere”.

L’ex presidente del Consiglio ha sottolineato: “Al di là dei dettagli sul decreto sospeso dal Tar, è chiaro che in quella vicenda ad un certo punto è emersa una criticità e ho compreso che persone fragili erano tenute in mare“. Poi ha raccontato di aver scritto a Salvini “che non si potevano non si potevano respingere i minori. Fu una sorta di azione di convincimento nei confronti del ministro dell’Interno. Ero in disaccordo con le posizioni del ministro, nella seconda lettera scrissi che c’erano sei paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell’Open Arms”. 

Quando poi la lettera venne resa pubblica, ricorda Conte, “il mio disappunto era dovuto al fatto che Salvini stava facendo passare il messaggio che il presidente del Consiglio era debole con il problema dei migranti mentre il ministro dell’Interno molto più duro”. Dunque, “con il successore di Salvini, la ministra Lamorgese nel mio secondo governo, decisi che il problema dei migranti non doveva essere politicizzato“. La questione migranti, con Lamorgese, “venne controllata e gestita con buon senso“, ha precisato l’ex presidente del Consiglio. 

Condizione iniziale per lo sbarco“, ha proseguito Conte, “era che avvenisse preventivamente una redistribuzione, abbiamo sempre attivato le procedure con gli altri paesi europei. Se poi l’esito era negativo si procedeva comunque con lo sbarco. Non ho mai detto e pensato che senza l’ok alla redistribuzione non si concedeva il Pos“. L’indirizzo politico, ha precisato, “era quello di avere in via ottimale un accordo europeo sulla redistribuzione prima dello sbarco ma non sempre è stato possibile”. “La mia personale posizione è che sicuramente le persone fragili non era giustificato che fossero trattenute dopo oltretutto un viaggio in mare difficoltoso. Per quanto le altre persone, qualche giorno poteva essere ritardato nella concessione del Pos ma non poteva essere negato”, ha ribadito Conte. Ha poi aggiunto che non era al corrente che il comandante di Open Arms fosse indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. 

Rispondendo alle domande della difesa, Conte ha invece detto che sulla vicenda Diciotti e sul ritardo di cinque giorni dello sbarco dalla nave della guardia costiera “complessivamente le misure prese da Salvini erano conformi alla linea politica del governo“. 

Salvini: “Rischio fino a 15 anni per aver difeso l’Italia”

All’arrivo in aula, Salvini ha scritto su Facebook: “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge. Sono attesi come testimoni dell’accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo”. 

 

Open Arms: “Noi diffamati da 7 anni, ma unico indagato è Salvini”

L’organizzazione non governativa spagnola, costituitasi parte civile nel processo, ha chiesto di acquisire nel fascicolo dibattimentale l’esposto denuncia nei confronti dell’equipaggio del sottomarino Venuti della marina militare per omissione di soccorso e rifiuto d’atti d’ufficio. Il presidente del collegio si è riservato la decisione sull’acquisizione dell’esposto. In vista dell’udienza, aveva twittato: “Sono 7 anni che le Ong del mare vengono indagate, diffamate, ostacolate, bloccate, eppure finora l’unico indagato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Siamo a Palermo per il processo a suo carico, testimoni Conte, Di Maio, Lamorgese. La verità è una: noi salviamo vite”. 

 

Bongiorno: “Lunedì depositeremo denuncia in 6 procure”

Con riferimento alle attività del sommergibile Venuti della Marina, che nell’agosto 2019 aveva ripreso, fotografato e registrato l’attività della ong spagnola senza che l’informativa fosse inserita nei fascicoli della magistratura e visionata dal Parlamento, la legale di Salvini, Giulia Bongiorno, ha dichiarato: “È già pronta e sarà depositata lunedì in sei procure della Repubblica una denuncia“. 

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