Messina Denaro, in primo covo abiti femminili

Gli inquirenti hanno ascoltato il titolare della concessionaria dove il boss ha acquistato la sua auto

Abiti femminili e segni di una presenza non occasionale di una donna. È quello che sarebbe emerso secondo quanto si apprende dopo le perquisizioni del primo covo a vicolo San Vito, a via Cb31 del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì scorso.

Sentito il concessionario auto di Palermo

Gli inquirenti, intanto, continuano a percorrere la pista dell’Alfa Romeo Giulietta trovata in possesso del boss. Oggi è stato ascoltato il titolare della concessionaria nella zona di corso Calatafimi a Palermo dove un anno fa l’ex latitante ha acquistato il mezzo, dando in permuta una Fiat 500 e pagando la differenza di 10 mila euro in contanti. Il titolare ha riconosciuto l’ultimo dei corleonesi dopo l’arresto quando è stata pubblicata la sua foto. Entrambe le auto sono intestate alla madre di Andrea Bonafede, il fiancheggiatore che gli ha prestato l’identità negli ultimi due anni. Identità che da quanto si apprende il boss stragista utilizzava fuori da Campobello dove il vero Bonafede era conosciuto.

Nei pizzini dell’autista un inserzionista di armi usate

In corso anche l’analisi sui pizzini di Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro. In uno di questi è stato trovato un numero di telefono riconducibile a un inserzionista trapanese che vende armi usate online. In uno degli annunci su un sito internet si legge “vendo per conto di un amico” carabina semiautomatica, proiettili e cartucce. Le inserzioni risalgono al mese di gennaio.

Perquisizioni in casa figlio di Luppino

Alla ricerca di altri covi di Messina Denaro, gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido, stanno perquisendo con l’ausilio del “georadar” l’abitazione di Antonio Luppino, il figlio dell’autista dell’ultimo boss corleonese. Sospettano che possa essere anche lui nella cerchia più stretta dei fiancheggiatori. Al momento il figlio di Giovanni Luppino non è indagato.

Davanti all’abitazione, Vincenzo Luppino, altro figlio dell’autista, ha detto ai cronisti: “Mio padre ha già dato la sua versione. Io credo a mio padre. Credo a quello che ha detto, che non c’entra niente, ci credo perché è una vita che si spacca la schiena e se sono qui è anche grazie a lui“. “Siamo delle persone che lavorano, ci spacchiamo la schiena – ha aggiunto Luppino -. Mio padre è in carcere da 7 giorni: pur avendo fatto la richiesta al pm, ancora devono fare entrare i vestiti e le medicine“.

Alla domanda se avesse mai visto il boss, Luppino ha risposto: “Questa è casa mia e il garage è mio: io non l’ho mai visto. Io non l’ho mai incontrato”. “Non ho mai visto quella macchina nel mio spazio“, ha aggiunto rispondendo alla domanda se avesse mai visto l’auto del super latitante parcheggiata nel garage.

Vincenzo Luppino ha anche precisato: “Se io e mio fratello siamo indagati? Non lo so, lo saprò nelle prossime ore, mi devono rilasciare dei verbali“. E, a chi ha chiesto se fosse contento della cattura del boss, ha replicato: “Io sto qua, non mi interesso mai di nessuno“.