Settantotto anni fa l'Armata Rossa sfondava i cancelli di Auschwitz liberando i prigionieri detenuti
Era il 27 gennaio 1945 quando l’Armata Rossa sfondava i cancelli e regalava la libertà ai 7.650 detenuti del campo di concentramento di Auschwitz. Vivi e prigionieri giravano moribondi per il campo. Molti, troppi, erano stati uccisi dai nazisti, altri stroncati dalla fame e dal freddo.
La Sessantesima Armata del Primo Fronte Ucraino veniva dalla battaglia della Vistola e arrivò davanti al campo. Sopra il cancello la scritta ‘Il lavoro rende liberi’, filo spinato e piloni di pietra, per terra la neve. “Quando arrivammo ad Auschwitz, incominciò a nevicare e il campo iniziò a essere ricoperto da una sorta di panno bianco. La neve coprì il nero tutto attorno al campo. Nero di fuliggine e cenere”, raccontò il luogotenente dell’Armata Rossa, Ivan Martynushkin.
Il campo era quasi vuoto, molti dei prigionieri erano stati spostati a novembre del 1944 quando il generale Heinrich Himmler aveva dato ordine di fermare le esecuzioni e far sparire le prove del massacro. I nazisti, aspettandosi l’arrivo dei sovietici, avevano velocemente sgomberato il campo. Bruciati i magazzini con le prove degli orrori e fatti saltare in aria tutti i forni. Circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare ad ovest prima dell’arrivo dei russi per essere internati in altri campi. Di questi prigionieri, si stima che tra 9.000 e 15.000 sarebbero morti durante il tragitto. Uccisi perchè non riuscivano a reggere il ritmo della marcia.
“Avvicinandoci al campo, iniziammo ad avvertire questo odore molto particolare, come di carne bruciata, di corpi umani bruciati. E questo odore riempiva l’aria in tutto il campo”, le parole di Ivan Martynushkin, veterano russo della seconda guerra mondiale e l’ultimo liberatore sopravvissuto del campo di concentramento di Auschwitz, che ricorda ancora gli “occhi scintillanti” dei prigionieri.
“Dio è morto nei campi di sterminio” cantava Guccini. Oggi sono passati settantotto anni da quel giorno che rivelò una delle tragedie più profonde della Storia. Fu solo nel 2005 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istitituì il 27 gennaio come ‘giorno della memoria’ sebbene alcuni paesi lo avessero già fatto autonomamente. Come l’Italia che, il 20 luglio del 2000, approvò una legge, la numero 211, con cui veniva istituita la giornata per ricordare quindici milioni di vite spezzate. Secondo le deposizioni delle SS al processo di Norimberga, quasi sei milioni di vittime erano ebrei. A perdere la vita furono però anche le popolazioni delle regioni occupate, oppositori politici, minoranze etniche come rom e testimoni di Geova, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap.
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