Continua la mobilitazione anarchica per il detenuto in sciopero della fame contro il regime di 41-bis

Sale la tensione per la detenzione in regime di carcere duro di Alfredo Cospito. Dopo le scritte per la sua liberazione comparse in relazione agli attacchi all’ambasciata italiana a Berlino e al consolato generale a Barcellona, a Roma nella notte di sabato un blitz di matrice anarchica ha preso di mira il distretto di polizia del Prenestino. Mentre una lettera con minacce ai giudici e un proiettile è stata recapitata a Livorno al quotidiano Il Tirreno. “Azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”, la replica di Palazzo Chigi.

Nella capitale, l’agente di guardia del commissariato Prenestino ha sentito nell’aria un forte odore di benzina ed è corso nel piazzale, dove ha ritrovato la bottiglia incendiaria con liquido infiammabile.
Le fiamme sono state immediatamente domate, evitando che potessero propagarsi, e non vi sono stati danni alle auto parcheggiate. Questo dopo gli scontri alla manifestazione a Trastevere di sabato a sostegno di Cospito, in seguito alla quale un agente è stato ferito e 41 persone denunciate.

“Esprimo la mia solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che con grande professionalità e spirito di sacrificio fronteggiano, anche in questi giorni e in queste ore, le dimostrazioni di chi immagina di utilizzare la minaccia e la violenza come metodo di condizionamento delle istituzioni”, le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha espresso vicinanza in particolare all’ispettore della polizia che è stato colpito alla testa a Roma ed è stato curato con numerosi punti di sutura, “lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti col ricorso a questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine”.

Una lettera con minacce ai giudici e un proiettile è stata invece recapitata al quotidiano Il Tirreno, diretto da Luciano Tancredi. Nel messaggio, firmato con una A maiuscola, è scritto che “se Alfredo Cospito muore, i giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo, fuoco alle galere”. A ora, la pista anarchica sembra anche profilarsi per gli atti vandalici all’ambasciata italiana a Berlino e al consolato di Barcellona. Venerdì è stata infranta la vetrata del palazzo che ospita il consolato, con l’ingresso dell’edificio imbrattato dalle scritte ‘Libertà per Cospito’, ‘Stato italiano assassino’ e ‘Amnistia totale’. A Berlino è stata invece incendiata l’auto con targa diplomatica del primo consigliere dell’ambasciata d’Italia Luigi Estero. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha fatto sapere che le misure di sicurezza sono state rafforzate in tutte le ambasciate italiane. Il primo attacco alla nostra diplomazia, rivendicato da un gruppo di anarchici greci, è dello scorso 2 dicembre, quando una molotov ha distrutto l’auto di Susanna Schlein, sorella di Elly e prima consigliera dell’ambasciata italiana in Grecia.

Cospito è in sciopero della fame dal 20 ottobre contro il 41 bis, a cui è sottoposto dal maggio scorso, quando l’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia firmò l’aggravamento delle condizioni carcerarie, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia, in relazione alle condanne riportate per più reati, tra cui attentato per finalità di terrorismo e strage. Le condizioni di salute di Cospito sono peggiorate nell’ultima settimana. L’anarchico, a causa di un calo di pressione, è caduto sotto la doccia riportando la frattura del naso.
Ha perso 42 kg da quando ha iniziato uno sciopero della fame che, come ha più volte ribadito attraverso il suo legale e il Garante dei detenuti, interromperà solo con la revoca del 41 bis. Per l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che il 12 gennaio ha presentato al ministero della Giustizia una richiesta di revoca del carcere duro, “l’esecutivo sembra fermo a marzo del 1978, qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Cospito al 41 bis”. Secondo il legale “non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale.
Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione”. Per Cospito, invece, rimarca il difensore, “è stato ampliato, dilatato, il perimetro applicativo e dopo 102 giorni di sciopero della fame è ancora in attesa della decisione del ministro”.

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