Lo scrittore è imputato per aver definito il leader leghista "ministro della mala vita". In aula ha dichiarato: "Sono fiero di essere qui"

Al via a Roma il processo allo scrittore Roberto Saviano, accusato di diffamazione per aver definito sui social il ministro Matteo Salvini, ministro della ‘mala vita’. “Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido”, ha detto lo scrittore nell’aula del tribunale monocratico di Roma. “Il ministro Salvini ha minacciato negli anni ripetutamente di togliermi la scorta – ha aggiunto – questione che non c’entrava nulla con la dialettica politica ne’ era una questione di sua competenza. Ma il suo solo obiettivo era quello di intimidire e additare me come nemico pubblico, cosa che gli è riuscita. Del resto questa sua volontà, questa sua azione continuata nel tempo avrebbe dovuto spingermi come unica opzione a fuoriuscire dall’Italia, appunto, obiettivo come molti di quelli cercati da Salvini miseramente fallito”. “Ho definito Matteo Salvini ministro della ‘mala vita’ – ha proseguito – perché era divenuto intollerabile il modo con cui Salvini si relazionava al sud Italia senza alcuna volontà di comprenderne le dinamiche e soprattutto i drammi, ma solo con attitudine predatoria laddove i voti costituivano il bottino da conquistare ad ogni costo”.

Oggi mi difendo dal vicepresidente del Consiglio, mentre ho un processo in corso con la presidente del Consiglio e una causa civile intentata contro di me dal ministro della Cultura – ha aggiunto – tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli”. Nella lista testi della difesa, sulla quale il giudice si è riservato, figura tra gli altri il ministro degli Interno, Matteo Piantedosi, chiamato a riferire “sulle iniziative volte a verificare il regime di protezione al quale Saviano è sottoposto dall’ottobre 2007”. Nella lista ci sono anche il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutierrez e Oscar Camps, fondatore e presidente di Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 1 giugno, quando verrà sentito in aula, come parte lesa, il ministro Matteo Salvini.

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