Le parole di Caterina Calia dopo la sentenza della Corte di Cassazione
Alfredo Cospito rimarrà in regime di 41 bis. E’ la decisione della Cassazione che ha respinto la richiesta dei difensori dell’anarchico. Quest’ultimo è in sciopero della fame da oltre quattro mesi ed è ancora ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano, dove rifiuta di sottoporsi alle terapie. “E’ molto difficile in questo momento dire qualcosa perchè la viviamo come una condanna a morte. Si è fatto di tutto per non decidere in questi mesi, in quanto doveva essere il ministro Nordio a prendere una decisione politica e non rimandare e pensare che doveva essere la Cassazione”, ha detto l’avvocato Caterina Calia dopo la sentenza della Corte. “La Cassazione aveva tute le possibilità per intervenire, quanto meno di annullare con rinvio sulla base anche delle motivazioni indicate dal procuratore generale ma evidentemente qui c‘è una sorta di ragion di Stato che viene agitata da tutti. So solo che c’è una persona che sta morendo e che oggi non avrà nessuna alternativa se non andare avanti con il rischio concreto di arrivare all’alimentazione forzata. Mi auguro che almeno su questo non ci si accanisca arrivando ad un Tso rispetto ad una persona che ha sempre espresso fin dall’inizio la volontà di non essere sottoposto ad alcun trattamento. E’ una condanna a morte di fatto“, ha aggiunto. “Ora rimane il ministro Nordio che può sempre intervenire e rimane il magistrato di sorveglianza di Milano che potrebbe intervenire rispetto alle condizioni di salute” ma “non mi aspetto nulla di questo genere. Dico che gli strumenti ci sarebbero ma non verranno adottati perché ormai Cospito è stato additato come il nemico. Non c’è stato alcun vaglio critico né nel processo né nella sentenza della Cassazione che riqualificò il fatto di strage comune in strage politica”, ha proseguito Calia.
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