La regista del documentario 'Hangry Butterflies #LaRinascitadelleFarfalle': "Ora aiuto chi soffre"

In Italia circa 3 milioni di persone, cioè il 5% della popolazione, soffre di disturbi del comportamento alimentare: il 90% sono donne, anche se sempre più numerosi sono gli uomini che manifestano sintomi e si rivolgono a strutture specializzate. Sempre in Italia, bulimia e anoressia causano più di 4000 morti l’anno. Dai disturbi alimentari si può e si deve guarire. Come è sucesso a Maruska Albertazzi, regista del documentario ‘Hangry Butterflies #LaRinascitadelleFarfalle, che racconta di un gruppo di ragazze tra i 14 e 22 anni che stanno guarendo dal disturbo del comportamento alimentare. Lei stessa racconta a LaPresse di considerarsi “una miracolata perché sono riuscita a guarire in età adulta”.

Mi sono ammalata di anoressia nervosa quando avevo 13 anni. Solo in un periodo la malattia fu molto evidente, perché in quel periodo andavano di moda le modelle molto molto magre. Quella magrezza andava bene, non importava cosa si celasse dietro. Il mio disturbo è passato così inosservato fino a che la malattia non è stata evidente. Allora mia madre ha preso provvedimenti ma ho ripreso solo il peso, non sono guarita del tutto” perché “il disturbo alimentare è un sintomo”. Ad averla aiutata è stata la scelta di essere utile proprio a quelle ragazze che avevano recitato nel suo documentario. Solo così è riuscita a “rimanere salda in questo percorso di guarigione”, usando la “sofferenza e trasformandola in aiuto per altre persone”.

Quelle ragazze, racconta ancora, “avevano un vissuto simile al mio e si è creato un rapporto fortissimo. Esistevano delle similitudini fortissime e le ragazze mi chiedevano aiuto. Ho cominciato di capire come fare per aiutarle, anche solo una”. In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, che si tiene il 15 marzo, Maruska Albertazzi vuole lanciare un appello a tutte le istituzioni perché “è importante concentrarsi sulle salute mentale. Una ragazza mi ha scritto l’altro giorno, ha chiesto aiuto ma l’ospedale le ha dato l’appuntamento tra un anno e sette mesi. Se hai soldi ti puoi curare privatamente ma sono costi insostenibili per una famiglia, visto che parliamo di 500 euro al giorno. Anche a scuola dovrebbe esserci una maggiore sensibilità. Gli insegnanti dovrebbero cercare di capire e conoscere queste malattie, lavorando per far diventare la salute mentale una priorità”. Il suo messaggio finale è però tutto per le ragazze che soffrono di disturbi alimentari: “A loro vorrei dire che non sono sole, esiste una comunità di persone che ci sono passate e che possono aiutarle”.

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