Si è spenta a 99 anni, per sei mesi fu rinchiusa nel lager di Dachau. "Diversità è ricchezza" il suo insegnamento

Addio a Lucy Salani, attivista considerata la donna trans più anziana d’Italia e anche l’unica tra le persone transgender nel nostro Paese a essere sopravvissuta a un lager nazista. La notizia è stata data dal fondatore dei Sentinelli e consigliere regionale lombardo Luca Paladini. Con i suoi 99 anni, Salani era una degli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento ancora in vita perché, quando ancora si chiamava Luciano, per sei mesi fu rinchiusa nel lager di Dachau. Non come omosessuale, sebbene così si dichiarasse allora, ma come disertore dell’esercito tedesco al quale aveva aderito dopo l’8 settembre del ’43.

In occasione del ‘Giorno della memoria’ del 2022, Salani in un’intervista – una delle ultime – rilasciata a LaPresse aveva ricordato come il regime nazista oppresse diversi gruppi per motivi ideologici. Certo, gli ebrei furano i principali bersagli delle persecuzioni ma non furono risparmiati nemmeno gli omosessuali, così come i Rom, i disabili, i testimoni di Geova. “Forse si parla di più degli ebrei perché avevano una comunità di riferimento, hanno avuto modo di trovare ospitalità in un paese giovane come Israele”, aveva sottolineato. “Gli omosessuali hanno avuto problemi di discriminazione anche dopo la guerra e sono sempre stati esclusi dalla comunità. Ora è un po’ meglio, ma c’è ancora molto da fare”. Lucy ricordava lucidamente la sua esperienza a Dachau. “Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso. L’Inferno di Dante a confronto è una passeggiata. Impiccàti. Gente che moriva per la strada. Persone che erano solo pelle e ossa. Facevano gli esperimenti. Bruciavano i morti e c’era chi era ancora vivo, che si muoveva fra le fiamme. Terribile, terribile. La mattina quando ti alzavi e guardavi la recinzione elettrificata, trovavi un mucchio di ragazzi attaccati. Avevano provato a scappare durante la notte. Vedevi le fiammelle uscire dai corpi”, raccontava nel documentario ‘C’è un soffio di vita soltanto’.

Nella sua lunga esistenza, Lucy Salani ha vissuto molteplici vite: è stata soldato, ma anche ballerina e tappezziera. Nei momenti “più difficili” si è dovuta prostituire. Ma è stata anche una mamma: il suo ricordo più bello, infatti, è quello di “Patrizia, la mia figlia adottiva. Una ragazza che è venuta a vivere a casa mia dopo aver perso entrambi i genitori. Per lei ero come sua madre e io la consideravo una figlia, purtroppo se ne è andata troppo presto. Avevamo costruito una famiglia, una vera famiglia”. Lucy, che era nata a Fossano nel 1924, ha passato gran parte della sua vita a Bologna dove si è spenta. “Io non voglio passare alla storia. Vorrei solo che le persone come me non debbano vivere quello che ho vissuto io. Poi se la mia storia può aiutare qualcuno a lottare per la propria identità, non può che farmi piacere”. Nel nostro Paese “sono stati fatti molti passi avanti, ma quello che non è arrivato è un cambiamento radicale nella nostra società. Un cambiamento culturale”, aveva proseguito. “La comunità deve rendersi conto che la diversità e la libertà della persona sono una ricchezza per tutti, non solo per la comunità Lgbt. Ma questo cambiamento per me non è ancora arrivato davvero”. 

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