Sono tutti ex militanti di Lotta Continua, Br e altre formazioni di estrema sinistra

La Corte di Cassazione francese ha detto no all’estradizione in Italia dei 10 ex terroristi che si sono rifugiati Oltralpe dopo gli ‘Anni di piombo‘, ‘protetti’ dalla dottrina Mitterand. In Italia devono scontare pene passate in giudicato, a oltre 40 anni dai fatti per i quali la giustizia li ha riconosciuti colpevoli. Sono stati tutti arrestati, nell’aprile 2021, nell’ambito dell’operazione ‘Ombre rosse’, che ha sancito – in qualche modo – la fine della Dottrina Mitterand, in nome di una stretta collaborazione, soprattutto politica, Italia-Francia. Ma già qualche giorno dopo i loro arresti, gli ex terroristi erano stato rimessi in libertà, nonostante la giustizia francese non si fosse ancora pronunciata sull’estradizione.

Ma chi sono gli ex militanti di estrema sinistra sui quali si è pronunciato la Cassazione francese? Ex di Lotta Continua, ex Br e altre formazioni di estrema sinistra.

Luigi Bergamin

Luigi Bergamin, appartenente a ‘Prima Linea‘, deve scontare la pena residua di 16 anni, 11 mesi e un giorno inflitta con sei condanne definitive per banda armata e istigazione alla commissione di attentati contro l’integrità dello Stato, detenzione e porto d’armi, rapina aggravata, furto aggravato, associazione per delinquere e omicidio aggravato per la morte dell’agente della Digos di Milano Andrea Campagna, avvenuto nel capoluogo lombardo il 19 aprile 1979, e l’omicidio del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 9 giugno 1978.

Raffaele Ventura

Raffaele Ventura, appartenente alla organizzazione eversiva Formazioni comuniste combattenti, dal 31 gennaio 1986, ha acquisito la cittadinanza francese confermata il 14 agosto 1986 dal ministero degli Affari sociali transalpino. Deve espiare la pena di 24 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio del brigadiere Antonio Custra, banda armata, rapine, detenzione e porto illegale di armi, poiché colpito da ordine di carcerazione, emesso il 16 febbraio dalla procura generale della Repubblica di Milano.

Giovanni Alimonti

Giovanni Alimonti, ex Br, deve scontare una pena di 11 anni, 6 masi e 9 giorni, accusati del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos di Roma, Nicola Simone.

Giorgio Pietrostefani

Giorgio Pietrostefani, 79 anni, è stato, insieme con Adriano Sofri, tra i fondatori di Lotta Continua. È stato condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.

Enzo Calvitti

Enzo Calvitti, ex Brigate Rosse, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La sentenza della Corte d’appello di Roma è diventata esecutiva nel settembre 1992.

Roberta Cappelli

Roberta Cappelli, ex Brigate Rosse, condannata all’ergastolo per tre omicidi commessi a Roma negli Anni ’80. Cappelli è accusata di aver ucciso il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, l’agente di polizia Michele Granato, il vicequestore Sebastiano Vinci.

Marina Petrella

Marina Petrella, ex Br, condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi e per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso e dell’assessore regionale della Campania della Dc Ciro Cirillo.

Maurizio di Marzio

Maurizio di Marzio, condannato in via definitiva, per reati commessi negli anni del terrorismo. Nel 1981 partecipò all’attentato contro il dirigente dell’Ufficio provinciale di collocamento di Roma, Enzo Retrosi. Nel 1982, tentò il sequestro dell’allora vicecapo della Digos di Roma, Nicola Simone.

Sergio Tornaghi

Sergio Tornaghi, ex Brigate Rosse, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata, propaganda e apologia sovversiva, pubblica istigazione, attentato per finalità di terrorismo e di eversione, detenzione e porto illegale di armi e violenza privata. È accusato e condannato anche dell’omicidio del direttore generale della “Marelli” di Sesto San Giovanni, Renato Briano.

Narciso Manenti

Narciso Manenti, ex Nuclei Armati Contropotere Territoriale, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri.

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