Consegnata alla premier la lettera di una ragazzina che perse la madre nella tragedia del 18 gennaio 2017

La delegazione dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano – dove il 18 gennaio 2017 persero la vita 29 a causa di una valanga che investì l’Hotel Rigopiano di Farindola – ha incontrato a palazzo Chigi per incontrare la premier Giorgia Meloni. Ad accompagnare la delegazione, entrata a piedi dall’ingresso principale, c’era il governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. Lo scorso 23 febbraio, a oltre 6 anni dalla tragedia, è giunto a conclusione il processo di primo grado. “Rappresentiamo quello che abbiamo vissuto in questi anni e anche quello che abbiamo vissuto con la sentenza – ha spiegato Marco Foresta, del Comitato vittime di Rigopiano, prima di entrare a palazzo Chigi -. Rappresenteremo i nostri sentimenti e la nostra idea di quello che è successo quel giorno là e fino ad oggi. Ci saranno sicuramente altri gradi di giudizio, vogliamo che esca tutta la verità, come abbiamo sempre detto in questi sei anni, e che sia la vera verità non una parte”. “Guido Bertolaso ha detto che se fosse stato lui a capo della Protezione civile la tragedia non sarebbe avvenuta? Questo aumenta ancora il nostro dolore – ha aggiunto Foresta, che perse i genitori nella tragedia -, tutto ciò che rimane intentato o pensato e non detto non fa altro che aumentare le nostre convinzioni su quello che è successo: i nostri cari non sono tornati indietro, qualcosa è successo e lo devono accertare veramente”. Nella delegazione era presente anche Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti (rimasto per 62 ore sotto le macerie), che nella tragedia ha perso la moglie e ha portato una lettera scritta a penna dalla figlia di 11 anni

L’incontro è andato molto bene. Abbiamo esposto le nostre problematiche, abbiamo raccontato la nostra storia, semplicemente la nostra storia, il paradosso di questa giustizia”. Così Gianluca Tanda, uno dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano, lasciando Palazzo Chigi dopo l’incontro con la premier Giorgia Meloni. “Ovviamente lei non può intervenire in merito – ha spiegato – ma abbiamo fatto delle proposte, anche a livello nazionale, del Comitato nazionale di cui facciamo parte. Una su tutte, una Procura a livello nazionale che si occupa delle grandi stragi italiane, che si muove dove c’è una strage proprio per evitare questo. Abbiamo provato a immaginare un Paese senza stragi, si può fare, si possono iniziare a fare i primi passi”.

“È stata una chiacchierata piacevole – ha proseguito Tanda – dove poi abbiamo anche esposto il problema delle morti sul lavoro, perché cinque dei nostri cari non hanno avuto riconosciuto questo diritto. Ma tutto questo lo abbiamo fatto purtroppo non più per noi, perché ormai quello che è successo a noi non potrà più riaccadere, lo abbiamo fatto per tutti quelli che verranno dopo purtroppo, per quel ‘mai più’ che scriviamo su quegli striscioni. Proprio le mamme che hanno perso tutto lo hanno voluto scrivere accanto alle foto dei propri cari, che campeggiano in tutte le nostre manifestazioni”. “Saremo presenti ovviamente il 5 e il 6 all’Aquila dove noi come Comitato nazionale faremo un nostro intervento e lì spiegheremo le nostre soluzioni. Poi ci rincontreremo sicuramente per pianificare al meglio gli obiettivi che ci vogliamo prefissare da qui a breve”, ha concluso Tanda spiegando che Meloni “non ha preso nessun impegno, ci ha detto che lavorerà sicuramente e sarà attenta alla nostra situazione, ascolterà le nostre richieste che adesso scriveremo e le invieremo”. 

Lettera figlia vittima a Meloni, premier si commuove 

Giorgia Meloni si “è commossa” ricevendo la lettera di una ragazzina di 11 anni, che nella tragedia di Rigopiano ha perso la mamma. Lo ha raccontato Giampaolo Matrone, tra i sopravvissuti alla valanga che nel 2017 travolse l’Hotel di Farindola, dopo aver consegnato alla premier “la lettera scritta da mia figlia Gaia qualche giorno fa”. Una lettera per trasmettere alla premier “il suo dispiacere per non avere più la mamma da sei anni. Visto che la presidente è una mamma, può capire quello che può passare una bambina se non vede la mamma per un giorno, ma lei sono sei anni. Si è commossa appena gliel’ho data, mi ha detto che la leggerà più tardi perché era troppo pesante in quel momento leggerla”. “L’ho vista molto vicina alla nostra situazione, le abbiamo chiesto soprattutto di non fare come hanno sempre fatto le precedenti istituzioni che ci hanno accolto solo con una pacca sulla spalla – ha aggiunto Matrone, sopravvissuto dopo essere rimasto 62 ore sotto le macerie –. Ha detto che ci sarà vicino in questo momento e in futuro, e l’ho vista molto motivata e molto presa dal nostro dispiacere”. A Meloni, ha raccontato, i familiari hanno “spiegato la situazione processuale, dei tempi troppo lunghi soprattutto per un rito abbreviato, delle udienze rimandate per degli scioperi inventati ad arte per allungare i tempi”. “Poi – ha concluso – le ho consegnato anche una piccola memoria sulla situazione del processo civile, che ci sarà da affrontare e può darsi che duri altri 5-6-7 anni. È stato un evento con enti importanti, Regione Abruzzo, Provincia, Comune, Prefettura, possono anche scendere a un compromesso e a un tavolo insieme a noi e vediamo quello che si può fare”.

Marsilio: “Processo in prescrizione sarebbe beffa inaccettabile” 

L’incontro a palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e la delegazione dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano “è stato cordiale e anche molto toccante sotto il profilo umano”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, lasciando palazzo Chigi dopo aver partecipato all’incontro. “La tragedia di Rigopiano è stata davvero unica nel suo genere – ricorda – e c’è grande amarezza, e anche preoccupazione, per il fatto che ci sono voluti praticamente sei anni per arrivare al primo grado di giudizio nonostante un rito abbreviato. Ora a causa dell’esiguità delle condanne, della derubricazione dei capi di accusa, è scattata una prescrizione più breve: si rischia tra un anno e pochi mesi di trovarsi tutto prescritto. E il terrore, legittimo, di tutti i familiari delle vittime ma anche nostro, è che un processo del genere possa finire in prescrizione, sarebbe davvero una beffa inaccettabile”.

 “Noi non siamo chiamati a giudicare nel merito le sentenze perché il potere giudiziario deve essere lasciato libero di determinarsi senza influenze politiche”, evidenzia quindi Marsilio, prime però di aggiungere che “nel doveroso rispetto dell’autonomia della magistratura ci impegneremo a fare in modo che il processo di appello avvenga nei tempi più stretti possibili, e io chiederò personalmente un incontro alla presidente della Corte di Appello dell’Aquila, Fabrizia Francabandera, perché si garantisca un processo con tempi a tambur battente, e non con udienze ogni due mesi. Quando si è voluto si è fatto, e confido nel fatto che collaborerà pienamente per fare in modo che questo processo possa arrivare a conclusione in tempi utili, per arrivare a una verità e a una giustizia che si possano chiamare tali”. 

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