È stato chiamato dal promotore di giustizia, Alessandro Diddi, come rivelato dal legale della famiglia, Laura Sgrò per "verbalizzare qualcosa"
Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la ragazza cittadina vaticana scomparsa quaranta anni fa, si recherà in Vaticano subito dopo Pasqua. “Sì, dovremmo andare a verbalizzare qualcosa” ha detto intervenendo nella puntata di DiMartedì su La7. A chiamare, rivela l’avvocato della famiglia Orlandi Laura Sgrò, è stato il promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi.
Pietro Orlandi porterà diverse documentazioni, a partire da quattro fogli di una chat, risalente ai primi anni del pontificato di Papa Francesco, in cui si parla del caso di Emanuela Orlandi.
“L’ipotesi di cui sono convinto io senza prove, però in base a tante situazioni, è che ci sia stato un ricatto, ma un ricatto nato all’interno del Vaticano tra due gruppi di persone. L’oggetto del ricatto non poteva essere soltanto Emanuela, una ragazzina cittadina vaticana. Emanuela è stata, secondo me, messa in una situazione per creare l’oggetto di un ricatto molto più forte. Per questo l’altra volta abbiamo parlato della pedofilia e della possibilità che persone molto in alto, e dico veramente in alto, ai vertici del Vaticano, possano aver commesso qualcosa e qualcuno ha utilizzato quella situazione per creare un ricatto enorme” così Pietro Orlandi ieri sera a DiMartedì su La7.
“Pochi giorni fa ho incontrato un vescovo per parlare di questa questione di Emanuela e a un certo punto il discorso è andato sulla pedofilia della Chiesa. Io ho raccontato il fatto che ho detto in questa trasmissione dei quattro cardinali, della gendarmeria che era andata con la foto di Emanuela da questi quattro cardinali che secondo loro avevano relazioni con ragazzine e ragazzini. Gli ho raccontato questo fatto, lui ha detto “Accidenti, veramente?”. Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell’abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l’oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant’anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità… Certo, se nel ’93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più sù di quei cardinali. Lui dice “beh, probabilmente…”. Io ho detto “forse non mi sono spiegato, quando parlo di persone al di sopra dei cardinali mi riferisco a Wojtyla”. E il vescovo risponde: “Probabile, ma io penso che non sia un ricatto, penso che se è successa quella cosa hanno fatto di tutto per silenziarla. C’è qualcuno che ha contattato magari qualcuno dei criminali che conoscono e ha cercato di mettere a tacere questa situazione.” Non è rimasto sconvolto quando gli ho detto che se era normale e accettata la pedofilia nell’83 da parte di alcuni cardinali in Vaticano era accettata da tutti, che si tratti del sacrestano o dell’alto vertice” conclude Orlandi.
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