Aperto un fascicolo dal gruppo coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino

La procura di Roma ha aperto il fascicolo di indagine per la morte di Alessandro Parini, il 35enne romano rimasto ucciso nell’attentato avvenuto ieri sera a Tel Aviv. A indagare il gruppo anti terrorismo di Roma, coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. I reati ipotizzati sono attentato con finalità di terrorismo, omicidio e lesioni. Le verifiche sono a carico di Ros e Gos che hanno già inviato una prima informativa. 

Arrivati a Fiumicino superstiti attentato Tel Aviv 

Sono arrivati a Fiumicino i superstiti di Tel Aviv che hanno lasciato l’aeroporto senza avere alcun contatto con i tanti giornalisti che li attendevano al Terminal 3. Sono stati prelevati sottobordo dai carabinieri e sono stati portati via. Il volo, un Ita Airways proveniente da Israele, è atterrato alle 18.54.

Ambasciatore da ferito italiano con ministro Cohen

“In serata” l’ambasciatore d’Italia in Israele, Sergio Barbanti, “si è recato insieme al Ministro degli Esteri dello Stato di Israele Eli Cohen presso l’ospedale Ichilov, dove è tuttora ricoverato uno dei feriti” italiani nel “vile attentato terroristico” di ieri sera a Tel Aviv. Lo riferisce la Farnesina in una nota, aggiungendo che “il Ministro degli Esteri israeliano ha già voluto esprimere il cordoglio suo e di tutto il popolo di Israele per i gravissimi fatti di ieri sera, nonché rappresentare vicinanza ai feriti e alle loro famiglie”.

Shin Net, si indaga su fatti Tel Aviv come attacco terroristico

Un portavoce dei servizi israeliani dello Shin Bet ha riferito oggi pomeriggio al Times of Israel che nell’indagine in corso i fatti di ieri sera a Tel Aviv vengono trattati come attacco terroristico. Lo riporta la stessa testata. Nel sospetto attentato di ieri sera un uomo alla guida di un’auto, identificato come Yousef Abu Jaber, ha investito diversi pedoni sul lungomare di Tel Aviv provocando la morte del cittadino italiano Alessandro Parini e il ferimento di diversi altri turisti, fra cui due italiani. 

Polizia valuta ipotesi che fatti Tel Aviv non siano terrorismo

La polizia di Tel Aviv sta valutando l’ipotesi che quanto avvenuto ieri sera sul lungomare di Tel Aviv possa non essere un attacco terroristico. Lo ha riferito il comandante della polizia di Tel Aviv, Ami Eshed, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz. La testata aggiunge che nelle indagini sono coinvolti anche i servizi di sicurezza dello Shin Bet, cioè l’agenzia di intelligence israeliana. Secondo la ricostruzione ieri sera, alle 21.35 ora locale, un uomo alla guida di un’auto, mentre percorreva la strada adiacente al lungomare di Tel Aviv ha sterzato a destra guidando a velocità sulla pista ciclabile e ha colpito pedoni e ciclisti prima che l’auto si ribaltasse sul prato. L’uomo è stato identificato dalla polizia come Yousef Abu Jaber, 44 anni, arabo-israeliano residente a Kafr Qassem, senza precedenti penali. Secondo la ricostruzione fornita da Haaretz, un poliziotto e un altro agente arrivati sul posto poco dopo i fatti hanno notato che il presunto attentatore ha provato a raggiungere un fucile che aveva con sé e gli hanno sparato uccidendolo. Ma Hareetz cita una fonte di polizia che riferisce che nell’auto di Jaber non è stata trovata nessun’arma, ma c’era solo una pistola giocattolo. 

“Non possiamo credere che abbia fatto una cosa del genere, è inconcepibile che Yousef, una persona molto tranquilla e rispettosa, lo abbia fatto. Siamo in totale stato di shock e se avessimo saputo in anticipo che l’avrebbe fatto, l’avremmo evitato. Non ha mai mostrato segni di radicalità e non ha mai avuto un background ideologico”, ha dichiarato un parente di Abu Jaber al giornale Haaretz. La stessa testata riporta che secondo la polizia Abu Jaber non era affiliato ad alcun gruppo terroristico, ma era stato arrestato nel 2017 a seguito di una rissa scoppiata a Kafr Qasem. Il Times of Israel riferisce che venerdì sera, dopo quanto accaduto sul lungomare di Tel Aviv, la polizia e le forze dello Shin Bet sono arrivate a casa della famiglia di Abu Jaber a Kafr Qassem, città a maggioranza araba, hanno condotto una perquisizione e interrogato alcuni dei residenti. Alcuni membri della famiglia sono stati portati alla stazione di polizia per ulteriori interrogatori, aggiunge Haaretz.

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