La relazione: "Cosa nostra silenziosa ma sempre pericolosa"
Una criminalità organizzata sempre più silenziosa, meno appariscente e anche per questo più pericolosa, capace di infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico, e con la ‘Ndrangheta assoluta dominatrice della scena criminale. È il quadro che emerge dalla Relazione semestrale della Dia presentata dal Ministro dell’Interno e relativa al primo semestre del 2022. Tra i temi chiave indicati dalla relazione quello della ‘ndrangheta, ormai diffusa anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza e radicata in tutte le regioni d’Italia. Non solo, spiega la Dia: le ramificazioni delle ‘ndrine si proiettano oltre confine e coinvolgono molti Paesi europei e il continente australiano e quello americano.
E mentre la ‘ndrangheta rafforza il suo ruolo primario anche internazionale, Cosa nostra riesca a mimetizzarsi “nel tessuto sociale” riuscendo a operare in maniera tranquilla e non destando l’attenzione degli inquirenti. Dopo il clamore dell’arresto di Matteo Messina Denaro “la criminalità organizzata, infatti, preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo avvalendosi anche delle complicità di imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, formalmente estranei ai sodalizi”, spiega il rapporto lanciando l’allarme sul rischio di infiltrazioni criminali nel Pnrr. Fronte Camorra, la Dia avverte come abbiaassunto la gestione di tutte le attività illecite più remunerative diventando un vera e propria ‘impresa’, competitiva e attrattiva anche nei settori dell’economia e della finanza. Secondo la Dia in Campania coesistono quindi “due dimensioni parallele e sovrapposte della criminalità mafiosa di tipo camorristico”: una “più visibile e palpabile su strada che impatta violentemente sulla vita della popolazione campana” e “l’altra più subdola e meno evidente, ma maggiormente insidiosa, che si rivolge all’economia e alla finanza anche mediante manovre collusive e corruttive”.
La criminalità barese infine si conferma la “mafia degli affari”. Secondo la Dia il sodalizio criminale in Puglia si esprime con sempre più spiccate strategie di investimento riuscendo addirittura “a insinuarsi all’interno degli enti locali condizionando i flussi economici, il libero mercato e l’attività della pubblica amministrazione”. In Puglia- spiega la Dia- “emerge la presenza di tre macro scenari criminali, tra loro eterogenei, rappresentati dalla mafia foggiana, dalla criminalità barese e dalla Sacra corona unita”.
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