Caso Orlandi, parla l’ex magistrato che indagò sulla Banda della Magliana

Otello Lupacchini: "Nessuno del gruppo mai nominò Emanuela"

Otello Lupacchini, l’ex magistrato che indagò sulla Banda dalla Magliana, è intervenuto in merito all’audio di Marcello Neroni sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: la registrazione ha suscitato scalpore e polemiche in questi giorni contenente illazioni su eventuali condotte pedofile di Papa Giovanni Paolo II “Marcello Neroni è quello che veniva definita dai suoi sodali una ‘spia alla francese’, vale a dire un personaggio uso al doppio, triplo, quadruplo gioco, che cercava di lucrare facendo lo ‘spione’. Conosco quell’audio da anni: il problema è chi, perché e per conto di chi abbia fatto quelle dichiarazioni e cosa il suo mandante, che resta un fantasma, si proponesse di fare. Non ritengo che Neroni abbia fatto quelle dichiarazioni se non indotto da qualcuno. Naturalmente non si può dare credibilità preventiva a quell’audio senza nessuna verifica. Bisogna capire perché, per conto di chi e ai fini di che cosa, quelle dichiarazioni vengono fatte” ha detto Lupacchini a LaPresse. “L’audio è vero, non vi sono dubbi ma il contenuto sarà da verificare considerato il personaggio da cui proviene e il momento in cui arriva. La dichiarazione di Neroni risale al 2009 e quindi quando è in pieno svolgimento l’indagine sollecitata dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi. Una indagine che si svolgeva fin troppo alla luce del sole”, ha spiegato Lupacchini.

“Nessuno nominò Emanuela”

Il ruolo della Banda della Magliana nel rapimento di Emanuela Orlandi è stato “valutato soltanto a seguito delle dichiarazioni di Sabrina Minardi. Su questa vicenda, secondo me non c’è nessuno che possa dire qualcosa perché non c’è nessuno che disse mai nulla quando ne aveva l’opportunità” ha sottolineato Lupacchini. “Durante il processo e durante l’istruttoria per la Banda della Magliana ho condotto centinaia di interrogatori per un migliaio di ore. Dopo l’emanazione del mandato di cattura vi fu una corsa al pentimento, poichè la collaborazione, per essere rilevante, deve contenere elementi nuovi prima non emersi. Ci fu in questa corsa chi tirò fuori addirittura Andreotti ma nessuno, ribadisco nessuno, cercò di accreditarsi come collaboratore parlando del rapimento Orlandi”, ha spiegato.

Lupacchini: “Nessuno chiese mai sua prova esistenza in vita”

“Ci sono due fasi della scomparsa di Emanuela Orlandi. La prima riguarda la sparizione, l’altra la fase successiva, che riguarda l’insieme di tutte quelle vicende che si accavallarono dopo che il Papa pregò per lei. La cosa che mi ha lasciato sempre molto perplesso da spettatore esterno, non essendo mai stato coinvolto negli accertamenti, è che nessuno chiedesse la prova dell’esistenza in vita dell’ostaggio né nessuno la offrisse. Come se l’apparenza fosse ben diversa dalla sostanza delle trattative” ha detto Lupacchini in merito alla scomparsa della giovane.

Il magistrato al fratello Pietro: “Attento a strumentalizzazioni”

“Il fatto che Pietro Orlandi cerchi la verità è un atto doveroso ed encomiabile. Quello che è pericoloso è il prestarsi ad eventuali strumentalizzazioni o addirittura compiere atti, magari in buona fede, che finiscono per frustrare la ricerca della verità” ha poi concluso Lupacchini.