Fabio Schembri dovrebbe depositare la richiesta di revisione del processo in settimana alla Corte d'Appello di Brescia
Quindici consulenze firmate da professori universitari da tutta Italia. È il cuore della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba che il legale di Olindo Romano e Rosa Bazzi, l’avvocato Fabio Schembri, depositerà probabilmente entro la settimana alla Corte di Appello di Brescia. Una parte di quelle perizie sono state anche acquisite dal sostituto procuratore generale di Milano – dove si celebrò il processo di secondo grado per il pluriomicidio nel Comasco – Cuno Tarfusser che negli ultimi 5-6 mesi ha studiato il caso e che nei giorni scorsi ha inviato alla Procuratrice generale, Francesca Nanni, la quale dovrà decidere assieme alll’Avvocato Generale presso la Corte di Appello,Lucilla Tontodonati, se presentare a propria volta un’istanza di revisione che i giudici bresciani dovranno decidere se dichiarare ammissibile. Le consulenze raccolte dalla difesa dei due coniugi, condannati fino in Cassazione per aver ucciso a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, suo figlio di 2 anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini l’11 dicembre 2006, riguardano in particolare tutte le intercettazioni ambientali e la morte della signora Cherubini perché, secondo l’avvocato, l’assassino sarebbe stato ancora dentro casa quando arrivarono i soccorritori.
Messa in discussione anche una delle tracce ematiche chiave del processo, quella proveniente dal battitacco dell’auto di Olindo. La nuova consulenza genetica e materiali fotografici difensivi attesterebbero come la macchia “non ci sia mai stata” spiega l’avvocato Schembri. “Non si è trattato di contaminazione – aggiunge facendo riferimento a ipotesi circolate al tempo del processo – Quella macchia di sangue è un atto di fede, non c’era nell’auto, è una suggestione ottica”.
La “pista” per la strage di Erba fu un “regolamento dei conti da cercare nel mondo dello spaccio” e c’è un “testimone nuovo” che “nessuno ha mai rintracciato ma solo intervistato”. Lo afferma il legale di Olindo Romano e Rosa Bazzi, avvocato Fabio Schembri. Proprio nella casa e nei pressi dell’abitazione ci sarebbero stati – secondo gli elementi che depositerà il legale – soldi e droga e un’indagine in corso all’epoca condotta dalla Guardia di Finanza nell’ambito di una faida per il controllo della piazza di spaccio di Piazza Mercato. A parlarne all’avvocato dei coniugi Romano un testimone tunisino che avrebbe fatto parte del gruppo di Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, inizialmente coinvolto nell’indagine e dopo breve tempo completamente scagionato dagli inquirenti per la conferma del suo alibi (era all’estero) con gli investigatori che già all’epoca dei fatti, dicembre 2006, ipotizzarono un regolamento di conti nei suoi confronti. Secondo l’avvocato che chiederà la revisione del processo la strage fu il culmine di una serie di rappresaglie: sarebbero già stati sventati tentativi di gambizzazione mentre sia il nuove testimone che il fratello di Azouz sarebbero stati accoltellati proprio perché quest’ultimo avrebbe gestito lo spaccio di droga dall’abitazione luogo del delitto. Nell’istanza di revisione che verrà depositata alla Corte di Appello di Brescia dall’avvocato di Olindo Romano e Rosa Bazzi e che corre su un binario ‘parallelo’ rispetto a quella che la Procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, dovrà decidere a sua volta se trasmettere a Brescia richiesta dal sostituto Pg Jacob Cuno Tarfusser, spazio anche per contestazioni difensive sui reperti che sono andati distrutti (su cui indagò anche la Procura di Milano) e le intercettazioni dell’ospedale e della casa dei coniugi.
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