Il prete della chiesa di Oristano aveva denunciato di aver subito abusi da adolescente: "I peccati si confessano in confessionale, vengono assolti e si riceve anche una sanzione nella segretezza del sacramento. Ma i reati sono un'altra cosa"

Dopo la confessione choc nella chat dei suoi fedeli in merito agli abusi subiti da adolescente, padre Paolo Contini non si ferma più. Vuole giustizia e vuole che la verità sia ripristinata. E ha dunque deciso di impugnare il decreto di archiviazione sulle violenze sessuali in seminario che ha denunciato di aver subito quando era adolescente, chiedendo un nuovo processo. “I peccati si confessano in confessionale, vengono assolti e si riceve anche una sanzione nella segretezza del sacramento. Ma i reati sono un’altra cosa. Ma la pedofilia non è solo un peccato: è un reato che deve essere denunciato, senza se e senza ma, a voce alta con nitidezza. Ringrazio il Signore per avermi aiutato e la comunità per avermi accettato”.

Così ha concluso la sua omelia padre Paolo Contini nella parrocchia della Beata Vergine Immacolata di Ghilarza (Oristano), dopo la rivelazione choc, in una chat di fedeli, di aver subito abusi sessuali quando frequentava il seminario minore dei francescani. Parole accolte da un lungo e affettuoso applauso.Intanto, sulla vicenda interviene l’arcivescovo di Oristano, monsignor Roberto Carboni, in una nota, fa sapere che “il sacerdote a cui si attribuiscono gli abusi non è un sacerdote dell’Arcidiocesi di Oristano ma di un’altra diocesi della Sardegna. Padre Contini, a suo tempo, è stato da me accolto, ascoltato con attenzione e incoraggiato a formalizzare la sua segnalazione-denuncia; quindi, mi sono messo in comunicazione, così come prevede il Vademecum della Congregazione per questi casi (n.22) – spiega -con il vescovo dell’altra diocesi dove vive il sacerdote segnalato, a cui si attribuiscono gli abusi. È iniziato così, secondo le Linee guida del Servizio Protezione Minori e il Vademecum del Dicastero per la Dottrina della fede, l’iter previsto in questi casi. Il Dicastero della Dottrina della Fede – osserva – ha fatto le sue valutazioni sul caso e sui documenti presentati e ha ritenuto, in prima istanza, di archiviare il caso, sia per il tempo trascorso dai fatti (circa 30 anni) sia per altre considerazioni sulla documentazione. Padre Contini non ha accolto il Decreto del Dicastero e ha valutato non congrue le pene canoniche che sono state date al sacerdote segnalato e ha voluto impugnare la sentenza. La Congregazione ha accolto il suo ricorso e ha deciso di istruire un nuovo processo che verrà celebrato prossimamente”, conclude il vescovo.

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