E' la richiesta della Procura di Milano per il processo su un presunto maxi sistema in Lombardia di presunte tangenti, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti

Cinque anni e 6 mesi di reclusione per l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi. E’ la richiesta della Procura di Milano nel processo ‘Mensa dei Poveri’ nato dalla riunione di diversi filoni d’inchiesta su un maxi sistema in Lombardia di presunte tangenti, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti. In aula bunker a San Vittore i pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi hanno letto le richieste della pubblica accusa su una sessantina di imputati. Chieste pene fino a 9 anni e 10 mesi per l’imprenditore Daniele D’Alfonso, 7 anni per l’ex consigliere comunale di Forza Italia a Milano, Pietro Tatarella, 3 anni e 3 mesi per Fabio Altitonante, già consigliere regionale e assessore in Lombardia. Due anni e 30mila euro di multa – ma solo per l’accusa di finanziamento illecito con richiesta di assoluzione da parte della Procura per la corruzione – per l’allora deputato degli ‘azzurri’ Diego Sozzani, nel 2009 presidente della Provincia di Novara. La parola passa alle difese davanti ai giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Milano.L’indagine che ha portato al processo è nata dalla figura di Gioacchino Caianiello, ritenuto dagli inquirenti il “grande manovratore” del sistema ricostruito dall’inchiesta ‘mensa dei poveri’, e che ha patteggiato nel 2021 una pena a 4 anni e 10 mesi. 

Tra le richieste dell’accusa anche 4 anni per Giuseppe Zingale, ex direttore generale di Afol Metropolitana (l’agenzia per la formazione e l’orientamento al lavoro), 6 anni e 50mila euro di multa per Paolo Orrigoni, ex patron di Tigros, società della grande distribuzione organizzata nei cui confronti i pm hanno chiesto il divieto di contrattare con pubblica amministrazione per 4 anni e 290mila fra sanzioni e confische. Per l’ex consigliere regionale Angelo Palumbo chiesti 2 anni e 3 mesi di reclusione e 10mila euro di multa. Tra i 68 imputati di un processo durato già quasi due anni di udienze, numerose le richieste di assoluzione – per singoli capi d’imputazione o complete – tra cui quella per l’ex sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, perché il fatto non sussiste. 

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