Nelle motivazioni della sentenza: "Pm sapeva che andavano indagate"

Le ragazze coinvolte nel processo Ruby Ter con l’accusa di essere state corrotte da Silvio Berlusconi per mentire ai magistrati sulle ‘cene di Arcore’ non hanno “mai acquisito l’ufficio pubblico di testimone” perché “ben prima” di essere sentite “ciascuna era stata raggiunta” da “plurimi indizi del delitto di corruzione in atti giudiziari”. Lo scrivono i giudici del tribunale di Milano Marco Tremolada (presidente del collegio), Mauro Gallina e Silvana Pucci nelle 197 pagine di motivazioni della sentenza emessa lo scorso 15 febbraio di assoluzione “perché il fatto non sussiste” per l’ex presidente del Consiglio e 28 coimputati fra cui 21 ragazze, inclusa Karima El Mahroug, nota come ‘Ruby’. Per i giudici della settima sezione penale indizi “dell’interesse economico” dietro le “dichiarazioni compiacenti” in alcuni casi qualificate come “false testimonianze” erano “entrati nel patrimonio conoscitivo” della Procura di Milano “sin dall’aprile 2012” e cioè “7 mesi prima” che venissero sentite.

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