Marcella Severino chiede finanziamenti ad hoc per la ricostruzione. I parenti: "Vogliamo giustizia". Martedì la messa in vetta

Si avvicina il secondo anniversario della strage del Mottarone. “Per i familiari una presenza” delle istituzioni nazionali alla commemorazione dello scorso anno “sarebbe stata gradita ma noi non ci sottraiamo ai nostri doveri e non ci dimenticheremo di queste persone”. Così a LaPresse Marcella Severino, sindaca di Stresa, a pochi giorni dal secondo anniversario della strage alla funivia del Mottarone del 23 maggio 2021. Sul luogo della strage, infatti, in questi due anni non si sono visti rappresentanti di governo o le più alte cariche nazionali, fatta eccezione per l’allora ministro Giovannini che si recò a Stresa due giorni dopo la tragedia. Alla commemorazione dello scorso anno erano presenti le istituzioni locali e regionali. Alcuni parenti delle vittime lo scorso anno avevano dichiarato di essersi sentiti “abbandonati dallo Stato”. Anche dal punto di vista giudiziario, si attende ancora la chiusura delle indagini, prevista a giorni. “Spero comunque di sentire la vicinanza” delle istituzioni nazionali “ad altri livelli, perché la migliore vicinanza per noi sarebbe sederci intorno a un tavolo e aiutarci per la ricostruzione” dice la sindaca.

Auspico un finanziamento ad hoc per il nostro impianto” e “un occhio di riguardo, come accaduto per il Ponte Morandi“, spiega Severino, dicendo che i tempi per la ricostruzione si sono allungati per via del cambio di governo. Come commissario era stato nominato il professor Angelo Miglietta, “poi è cambiato il governo. La Regione nel frattempo ha finanziato lo studio di fattibilità”, aggiunge, chiedendo poi al governo che venga “riconfermato Miglietta, che aveva già fatto un grande lavoro”. Il commissario però deve essere rinominato, poiché la sua carica risulta sospesa dopo il cambio di governo. La sindaca ha confermato che la ministra Santanchè ha dato disponibilità per un appuntamento a giugno: “Ha annunciato dei finanziamenti per gli impianti a fune, 200 milioni in 4 anni, ma noi ne vogliamo uno ad hoc”, spiega Severino. “Lavoriamo perché i tempi siano sempre più brevi ma ci scontriamo con la burocrazia, i cambi di governo. Come sindaci sappiamo che i tempi non possono essere troppo brevi”, spiega ancora Marcella Severino. La prima cittadina di Stresa ha inoltrato l’invito per la messa che si terrà il 23 alle 11 al Mottarone a varie istituzioni “senza chiedere conferma della presenza”, precisa. La messa sarà soprattutto per i familiari, che potranno recarsi al cippo commemorativo in qualsiasi momento: non ci sarà una cerimonia istituzionale come ci fu invece lo scorso anno.

“Chi c’era, chi lo ha vissuto, non lo dimenticherà mai. Quando si avvicina la data torna ancora più forte la tragedia umana, riaffiora tutto quello che abbiamo vissuto e abbiamo ancora dentro: per me, è cambiato il modo di approcciarmi alla vita”, dicce ancora Severino. La sindaca aveva parlato di un “11 settembre” per il territorio e, a due anni di distanza, attende ancora la ricostruzione dell’impianto. “Il territorio non ha bisogno di ripartire, stiamo facendo dei numeri di turismo oltre il 2019 – spiega ancora la prima cittadina – Certamente però il Mottarone potrebbe fare molto di più con l’impianto di risalita a fune. Ma in generale per i numeri del turismo siamo molto contenti”. 

I parenti vogliono giustizia

“Seguiamo l’andamento dell’aspetto giudiziario però per il resto non c’è molto da dire. Di Alessandro abbiamo i ricordi, punto. Aspettiamo che venga fatta giustizia”. Così a LaPresse Luca Nania, parente di una delle vittime della strage del Mottarone. Il 23 maggio 2021 il crollo di una cabina della funivia ha provocato la morte di 14 persone. Gli indagati sono 14 e a giorni è attesa la chiusura delle indagini. “Avvicinandoci all’anniversario ovviamente si vive uno stato d’animo particolare”, aggiunge Nania. Martedì prossimo ci sarà in vetta al Mottarone una messa, alle 11, per commemorare le vittime. 

L’inchiesta

Ormai è certo, secondo le indagini, che a causare la caduta della cabina siano stati due fattori: la rottura della fune traente e l’inibizione del freno d’emergenza. Sul primo elemento la perizia nell’ambito dell’incidente probatorio ha iniziato a fare luce: i fili erano già spezzati “già prima del collasso”, diceva la perizia di oltre mille pagine complessive, ma resta ancora da chiarire la responsabilità. Sul secondo punto c’è la confessione, immediata, del caposervizio Gabriele Tadini, uno dei primi indagati insieme al direttore d’esercizio Enrico Perocchio e al gestore dell’impianto, Luigi Nerini. Nei freni d’emergenza erano stati lasciati inseriti i ‘forchettoni’, per ovviare al malfunzionamento dell’impianto. Una pratica ripetuta nel tempo: i periti hanno anche dimostrato che, in base alle immagini dei sistemi di videosorveglianza, tra l’8 e il 23 maggio 2021 la cabina precipitata ha viaggiato nel 100% delle corse con i ‘forchettoni’ inseriti. Resta da chiarire se, oltre a Tadini che ha dichiarato di averli inseriti, qualcuno sapeva e che responsabilità abbia. Le indagini dovrebbero chiudersi a giorni. 

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