Il fidanzato della 29enne, accusato di omicidio, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale, parla davanti alla gip
È iniziato nel carcere di San Vittore a Milano, davanti alla gip Angela Laura Minerva, l’interrogatorio di convalida del fermo di Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, a Senago. Il ragazzo, assistito dall’avvocato Sebastiano Sartori, è accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale.
“L’unica forma che ritiene di pentimento che abbia un senso in questo momento è togliersi la vita”. Così l’avvocato Sebastiano Sartori che difende Alessandro Impagniatiello, riportando le affermazioni del suo assistito rese durante l’interrogatorio di convalida del fermo che si è tenuto in carcere a San Vittore davanti alla Gip Laura Angela Minerva. Un interrogatorio breve durato poco più di 30 minuti in cui il barman ha risposto alla domande confermando la versione resa la notte fra martedì e mercoledì “aggiungendo alcuni particolari che riguardano l’ultima fase del fatto” ha spiegato il legale.
Impagniatiello ha negato di aver premeditato l’omicidio. Lo ha detto il suo avvocato uscendo da San Vittore. Il 30enne è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale per aver accoletallato la ragazza e poi tentato di darle fuoco con alcol e benzina nella vasca da bagno e nel garage. Per i pubblici ministeri Alessia Menegazzo e Letizia Mannella aveva già deciso di uccidere la 29enne prima che questa tornasse a casa come dimostrerebbero, fra i vari elementi raccolti dagli investigatori, le stringhe di ricerca sul web alle 19 di sera di sabato 27 maggio con le parole-chiave ‘ceramica bruciata vasca’. Impagnatiello ha raccontato che durante la lite con la giovane rientrata a casa, dopo aver scoperto del tradimento con un’altra donna rimasta anche lei incinta prima di interrompere la gravidanza, “si era inferta già qualche colpo all’altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto tre o quattro colpi all’altezza del collo”.
“Il coltello è caduto a terra – ha dichiarato durante la sua confessione – davanti al divano, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi”.
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