Eternit bis, Schmidheiny condannato a 12 anni

I pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l'ergastolo con isolamento diurno, le difese l'assoluzione: il reato riqualificato in omicidio colposo aggravato

È stato condannato a 12 anni per omicidio colposo aggravato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, nell’ambito del processo Eternit bis. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Novara: l’imprenditore era accusato della morte di 392 persone a Casale Monferrato, tra cittadini e lavoratori, per effetto dell’amianto.

I pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l’ergastolo con isolamento diurno, le difese l’assoluzione. La sentenza, dopo diverse ore di camera di consiglio della Corte, arriva a due anni dalla prima udienza che fu il 9 giugno 2021. In aula presenti decine di parenti delle vittime, arrivati in pullman da Casale Monferrato. L’imprenditore svizzero era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, reato riqualificato dalla corte in omicidio colposo aggravato per la violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Stephan Schimdheiny, che guidò lo stabilimento Eternit di Casale tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, è stato anche condannato a circa cento milioni di risarcimento.

Durante le repliche in Aula, prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, l’avvocato di parte civile Maurizio Riverditi ha dichiarato: “Di fronte al dubbio, l’imputato non ha pensato di fermarsi ed eliminare il dubbio, ha pensato di continuare nonostante il dubbio. E se quelle persone, 392, fossero i nostri figli, diremmo che Schmidheiny è un’omicida”. 

I pm: “Finalmente nome e cognome per la strage”

Finalmente un giudice ha riconosciuto e dato un nome e un cognome alla strage e alla tragedia di Casale Monferrato. Avete sentito anche la lunga lista di vittime”. Così il pm Gianfranco Colace dopo la lettura della sentenza del processo Eternit bis da parte della Corte d’Assise di Novara, che ha visto condannato a 12 anni per omicidio colposo aggravato l’imprenditore Schmidheiny. “Sappiamo che il responsabile è l’imputato che avevamo attratto a giudizio, siamo soddisfatti del nostro lavoro. Avevamo portato una mole imponente di prove. Siamo convinti che i criteri che la Suprema Corte con il caso Thyssenkrupp aveva dettato per distinguere dolo eventuale e colpa cosciente ricorressero in questo caso, leggeremo attentamente le motivazioni, valuteremo se fare appello perché credo che sia un caso che meriti di essere ulteriormente vagliato”, ha detto ancora Colace. “E’ significativo” che le provvisionali siano importanti “ed è significativo che l’imputato sia stato riconosciuto come vertice ultimo e gestore dello stabilimento di Casale Monferrato quindi a lui vanno imputati anche i danni”, ha detto ancora Colace, parlando dei risarcimenti ai quali è stato condannato Schmidheiny nel processo Eternit bis. Cinquanta milioni di euro vengono dati alla città di Casale: “E’ stata riconosciuta la responsabilità, sebbene a titolo di colpa, anche per gli omicidi cosiddetti ambientali. Quindi i risarcimenti di tali entità nei confronti della comunità dimostrano questo: che l’imputato è responsabile di un delitto ambientale, che era già tema del primo processo”, dice ancora il pm. 

Il sindaco di Casale Monferrato

Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato ed è stato condannato a risarcire lo Stato con 30 milioni di euro, la città di Casale Monferrato con 50 milioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni e le famiglie delle vittime”. Così il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, dopo la lettura della sentenza del processo Eternit bis da parte della corte d’Assise di Novara. “Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa appieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute – prosegue il primo cittadino di Casale – La Città di Casale Monferrato guarda avanti e proseguirà il percorso già ben avviato delle bonifiche e per la costituzione della prima IRCCS pubblica piemontese che si occuperà anche di patologia ambientali, per garantire un futuro di ricerca e cura e rendere Casale la prima città Zero Amianto del mondo”.

L’Afeva: “Né vinti né vincitori, ma persone che hanno sofferto”

“Finalmente la parola colpevole è stata detta, quindi la verità è venuta fuori”. Così la presidente di Afeva, Associazione vittime dell’amianto, dopo la lettura della sentenza del processo Eternit bis, che vede l’imprenditore Schmidheiny condannato a 12 anni per omicidio colposo aggravato. “Ci diciamo soddisfatti veramente perché almeno per questa sera tutto quello che abbiamo sofferto e digerito è stato tanto… Abbiamo sentito nominare una per una tutte le vittime”, dichiara ancora l’Afeva, “ma sono altre le persone mancate, nell’ultima settimana ancora quattro. E questo ci dà tanto dolore. Con questa sentenza non ci sono né vinti né vincitori ma persone che hanno sofferto tanto ed è giusto che vengano risarcite”. 

La difesa: “Faremo appello”

“Siamo molto soddisfatti che sia stato escluso il dolo. Si tratta di colpa imprenditoriale, non può essere qualificato come un omicida intenzionale. Contestiamo però sia la colpa che il nesso di causalità, perciò impugneremo”. Così Astolfo Di Amato, legale della difesa di Schmidheiny. “Ci riserviamo di leggere le motivazioni per capire come si sia giunti a liquidazioni che ci sembrano spropositate“, aggiunge il legale. “Penso che la Corte abbia riconosciuto l’inesistenza del dolo e quindi l’argomento principale dell’accusa. Leggeremo le motivazioni e vedremo perché poi la Corte ha deciso di assolvere su una serie di questioni. Ovviamente faremo appello perché noi riteniamo che le questioni da risolvere secondo la nostra prospettiva siano ancora molteplici. Certamente una sentenza di condanna che non condividiamo, riteniamo che ci siano problematiche serie, tecniche e giuridiche sul nesso di causalità che intendiamo riproporre in appello”, spiega Guido Carlo Alleva, l’altro difensore. “Però certamente la sentenza ha riconosciuto che non si poteva parlare di dolo nel modo più assoluto”, aggiunge.

La Cgil: “E’ un inizio di giustizia”

“Siamo di fronte a una sentenza importante in questo livello di giudizio, perché viene riconosciuta la colpa con una pena importante di 12 anni. La sentenza riconosce le parti sociali, i danni fatti al territorio, un indennizzo, ovviamente serve un esame più attento e bisognerà che la sentenza regga nei prossimi gradi di giudizio, ma intanto è un inizio di giustizia su una vicenda che da decenni chiede giustizia”. Così Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte, dopo la lettura della sentenza Eternit bis. La Corte d’Assise di Novara ha condannato a 12 anni l’imprenditore Schmidheiny per omicidio colposo aggravato per le morti per amianto a Casale Monferrato. “Restano vive nel processo molte delle parti lese che sono cadute per le scelte del proprietario della Eternit – aggiunge Airaudo – Non si arriva all’omicidio volontario perché bisogna sottolineare che c’è una carenza, un baco nel sistema legislativo italiano che non riconosce questo tipo di giudizio, come successo per la Thyssen”.