Il detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sassari ha rilasciato una lunga dichiarazione spontanea attaccando il governo
La Procura generale del tribunale di Torino ha chiesto la pena dell’ergastolo per l’anarchico Alfredo Cospito, collegato in video dal carcere di Bancali a Sassari, nel quale è detenuto in regime di 41 bis. La richiesta è stata presentata nell’ambito del processo d’appello bis, ripreso oggi a Torino, per le azioni della presunta organizzazione terroristica Fai-Fri. Un processo dedicato al tema del ricalcolo della pena per uno solo degli episodi contestati, l’attentato del 2 giugno 2006 contro la scuola Allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo.
Secondo la procura generale non ci sarebbero i presupposti per riconoscere le attenuanti all’anarchico. Il processo è ripreso oggi dopo che sulla vicenda si è espressa, il 18 aprile scorso, la Consulta che ha dichiarato “costituzionalmente illegittima” la norma che vieta al giudice “di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”. Nel procedimento Cospito è imputato perché ritenuto responsabile dell’esplosione di due ordigni, piazzati all’interno di due cassonetti all’ingresso dello stabile, che non causò morti né feriti. Per quella vicenda è stato condannato dalla Corte d’Appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage. Quando il caso è arrivato davanti alla Cassazione, i giudici hanno aggravato l’accusa nei confronti dell’imputato in “strage contro la sicurezza dello Stato”, e rinviato il procedimento alla Corte d’Appello di Torino, per rideterminare la pena.
La dichiarazione spontanea
Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Bancali a Sassari, questa mattina ha rilasciato una lunga dichiarazione spontanea in videocollegamento col tribunale di Torino, nel quale si sta svolgendo il processo bis per le presunte azioni terroristiche del gruppo anarchico Fai-Fri. “Tutta la mia vicenda é stata utilizzata dal governo come una sorta di clava per colpire le opposizioni“, ha dichiarato Cospito.
Il processo potrebbe portare a un ricalcolo, con possibile sconto di pena per Cospito relativamente all’attentato del 2 giugno 2006 contro la Scuola per allievi carabinieri di Fossano. Le eventuali decisioni potrebbero incidere anche sul regime carcerario del 41 bis a cui Cospito è sottoposto e contro le quali il detenuto anarchico aveva attuato un lungo sciopero della fame.
Anarchico contro governo: “41 bis vera faccia della Repubblica”
“Il regime carcerario del 41 bis rappresenta la vera faccia della Repubblica. La mia vicenda processuale è stata usata come una sorta di clava da una parte politica, da questo Governo contro un’altra parte politica, la cosiddetta opposizione. Il mio trasferimento da una sezione all’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari del Pd è un esempio lampante di come il 41 bis sia stato strumentalizzato a fini politici”. Sono alcune delle accuse mosse da Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis nel carcere di bancali a Sassari, collegato col tribunale di Torino, nel quale si sta svolgendo il processo bis per le presunte azioni terroristiche del gruppo anarchico Fai-Fri. Il processo d’appello bis a Torino per le azioni della presunta organizzazione terroristica Fai-Fri è ripreso dopo una pronuncia della Corte Costituzionale che ha sancito la possibilità di dichiarare la prevalenza dell’attenuante del “fatto lieve” sulla recidiva anche per il reato di “strage politica”, contestato a Cospito.
L’anarchico, durante il suo intervento, in videocollegamento dal carcere di Sassari, ha criticato il regime di 41 bis e ha citato casi di detenuti morti in carcere, affermando di sentirsi moralmente responsabile del decesso di due persone entrate in sciopero della fame sulla spinta della “canea mediatica” che si era creata intorno al suo caso. Cospito ha infine dichiarato che “il 41 bis è un regime carcerario utilizzato per mettere il bavaglio a una generazione di mafiosi che lo Stato ha usato e poi tradito rinchiudendoli qui sino alla morte per tappare loro la bocca ed evitare che emergano i segreti oscuri della Repubblica”.
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