L'11 febbraio, durante una manifestazione di solidarietà per il detenuto, avevano lanciato bottiglie e oggetti contro le forze dell'ordine
Sei anarchici, tutti di età compresa fra i 26 e i 32 anni, sono stati arrestati a Milano con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato per aver preso parte l’11 febbraio scorso ai disordini scoppiati in zona Porta Romana durante la manifestazione di solidarietà per Alfredo Cospito e contro il regime carcerario del 41 bis. I sei sono stati raggiunti da un’ordinanza di misure cautelari emesse dal gip di Milano, Guido Salvini, su richiesta della pm Francesca Crupi eseguita da uomini della Polizia di Stato. Sono stati sottoposti in due casi a divieti di dimora a Milano con obbligo di firma alla polizia giudiziaria, tre obblighi di dimora nei Comuni di Novara, Olgiate Olona e Malnate, nel Varesotto, e un divieto di dimora a Milano e di trattenersi a “qualsiasi titolo in città” nei confronti di uno svizzero. Le indagini della Digos di Milano hanno identificato le persone alla testa del corteo partito da Piazza XXIV Maggio che, all’altezza di viale Sabotino, hanno lanciato bottiglie e oggetti contro le forze dell’ordine, provocando lesioni a sei agenti i quali sono dovuti ricorrere alle cure mediche. Si tratta di esponenti dell’area anarchica milanese e di gruppi marxisti-leninisti come il ‘Galipettes Occupato’, ‘Casa Brancaleone’, ‘Proprietà Pirata Riot Club’, ‘C.S.O.A. Il Molino’, ‘Corvetto Odia’ che avrebbero svolto le loro azioni con caschi protettivi e passamontagna per coprire le proprie identità e e con l’uso di fumogeni proteggendosi “dietro lo striscione rinforzato in plexiglass” per attaccare la polizia.
Gip: “Da anarchici tecniche di guerriglia urbana”
“Hanno utilizzato vere e proprie tecniche di guerriglia urbana per avanzare contro la forza pubblica e respingere il loro schieramento, provocando così disordini e finendo per ferire diversi agenti“. Così il Gip di Milano, Guido Salvini, nell’ordinanza. Gli indagati avrebbero “dimostrato la loro propensione alla violenza come metodo di lotta politica” e per “portare avanti le proprie idee” scrive ancora il giudice nelle 39 pagine del provvedimento ricordando come la “manifestazione a sostegno di Alfredo Cospito” fosse stata “regolarmente autorizzata in pieno centro a Milano un sabato pomeriggio” e quindi non vi fosse “alcuna compressione del diritto di manifestare e diffondere le loro idee”.
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