L'ex presidente del Consiglio era imputato per induzione a mentire in relazione al caso Giampaolo Tarantini

Chiuso a Bari il processo in cui era imputato Silvio Berlusconi con l’accusa di induzione a mentire, quando era presidente del Consiglio dei ministri: “non doversi procedere per morte dell’imputato“. La conclusione è arrivata oggi, al termine dell’udienza davanti al giudice monocratico Valentina Tripaldi, nel corso della quale la difesa di Berlusconi, rappresentata dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi è intervenuta ricostruendo le tappe principali del processo. L’accusa mossa nei confronti di Berlusconi era in relazione a presunte pressioni sull’imprenditore Giampaolo Tarantini prima che fosse interrogato dai pubblici ministeri baresi che stavano indagando sulle serate a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, fra il 2008 e il 2009 e sulle ragazze portate alle feste nelle due residenze dell’allora presidente del Consiglio dei ministri. 

Legali: “Un onore averlo difeso”

“Il dibattimento ha certificato l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria e l’escussione dei testimoni della difesa avrebbe solo ulteriormente corroborato tale insussistenza”. Così gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi. “Il destino così ha voluto, proprio quando eravamo arrivati all’ultimo metro: la conseguenza processuale è legata ad un evento molto triste”. Sisto ha chiesto inevitabilmente una sentenza di non doversi procedere, “non prima però di avere messo a verbale quanto segue: è stato un onore aver difeso Silvio Berlusconi“. 

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