Le indagini sull'omicidio della 29enne incinta di sette mesi si concentrano anche su un pc del 2013
Caccia a veleni e ulteriori ricerche sul web che possano rafforzare la tesi del delitto premeditato. Nuove verità potrebbero emergere sull’omicidio di Giulia Tramontano dagli accertamenti effettuati mercoledì mattina sul corpo della 29enne, uccisa dal compagno Alessandro Impagniatiello, e sul feto di 7 mesi che portava in grembo, incrociando l’esito delle analisi isto-patologiche e tossicologiche con la copia forense di un secondo personal computer trovato nell’appartamento di via Novella a Senago. Il pc è stato sequestrato dagli inquirenti il 27 giugno, un mese esatto dopo la morte della giovane agente immobiliare originaria di Sant’Antimo, colpita con 37 coltellate la sera tra il 27 e il 28 maggio.
Alla clinica Mangiagalli di Milano i test tossicologici e sui tessuti del cordone ombelicale e del feto, anche alla ricerca di eventuali sostanze, droghe o farmaci nel corpo della ragazza e del bambino che avrebbe avuto il nome di ‘Thiago’. È una delle piste esplorate in queste settimane dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm di Milano Alessia Menegazzo con riguardo al tema della premeditazione dell’omicidio – contestato ma escluso dal Gip Angela Minerva disponendo la custodia cautelare in carcere dell’ex barman – almeno da quando nello zaino di Impagnatiello è stato trovato del veleno per topi e sul suo tablet la stringa di ricerca ‘veleno topi umani’ effettuata qualche giorno prima del delitto.
Lo stato del feto verrà messo a confronto con la dinamica nota della gravidanza portata avanti per 7 mesi e le testimonianze fornite agli inquirenti dagli specialisti di ginecologia e ostetricia che avevano seguito Tramontano. In via Monti a Milano nella sede del Nucleo investigativo dei carabinieri, in mattinata “accertamenti di natura irripetibile” con copia forense sul terzo dispositivo informatico trovato nella casa di Senago, 2 pc e un tablet. È un apparecchio datato 2013. Gli investigatori vogliono verificare, e in caso escludere, che anche da quel HP modello ‘Pavilion’ siano state effettuate ricerche nei giorni prima dell’omicidio e nelle 96 ore successive, quelle in cui Impagnatiello mette in atto ‘depistaggi’ multipli, fino al momento dell’occultamento del cadavere e poi l’arresto la notte del 31 maggio. Ricerche che possano rafforzare la tesi degli inquirenti delle aggravanti della premeditazione e crudeltà all’accusa di omicidio volontario.
La famiglia Tramontano, assistita dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti, ha nominato un consulente per assistere agli accertamenti. Venerdì 7 luglio ultima tornata di analisi su un nastro adesivo grigio trovato a Senago. Ancora da depositare ai pubblici ministeri i dati precisi sulle celle agganciate quella settimana dal cellulare di Impagniatiello, fondamentali per mappare gli spostamenti del 30enne mentre tutti cercavano la compagna, allora data solo per scomparsa.
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