La testimonianza di due donne a cui viene sospeso l'assegno

Il reddito di cittadinanza sospeso da agosto e per migliaia di percettori, tra i 18 e i 59 anni, la notizia è arrivata come una doccia gelata attraverso un sms dell’Inps. La speranza per queste persone è quindi trovare un lavoro oppure essere prese in carico dai servizi sociali. Ma per chi è già avanti con l’età, l’impresa è tutt’altro che facile perché le aziende cercano personale giovane e chi ha superato i 40 anni non ottiene neppure una risposta ai tanti curriculum inviati. “Per me è veramente un incubo perché il reddito di cittadinanza mi ha salvata. Potevo fare la spesa, comprare le medicine che prima non potevo permettermi. Ho provato a cercare lavoro, ho una laurea, alcuni diplomi e parlo 5 lingue ma ho 58 anni e nessuno mi prende in considerazione. Con l’età che ho non sono occupabile come dice il Governo”, spiega Ida, da trent’anni in Italia dove ha lavorato come psicologa e mediatrice culturale prima di perdere il lavoro e affidarsi all’associazione ‘Nonna Roma’ di cui oggi è volontaria. Ma il suo non è un caso a se. Molto simile è la storia di Luciana, che dopo aver perso il posto a tempo indeterminato in un call center, si è trovata a far fronte all’affitto di casa, al mantenimento di un figlio ancora all’Università e a fare i conti con la propria età, perché a 54 anni nessuno è diposto ad assumerla: “Da settembre non ho idea di cosa succederà. Io spero che il Governo si renda conto delle decisioni che ha preso che sono al di fuori di ogni logica. Ora mi sento con le spalle al muro e spero solo in un colpo di fortuna e che qualcuno mi prenda in cosiderazione e mi faccia entrare in un contesto lavorativo. Sto vivendo un incubo”. L’associazione ‘Nonna Roma’ è una delle tante realtà presenti sul territorio della Capitale che attraverso uno sportello dedicato si occupa del reddito di cittadinanza, sostenendo persone che vivono in povertà assoluta, che non riescono ad avere accesso a beni e servizi essenziali: “Di fronte alla difficoltà estrema che stiamo attraversando, la cosa che vorremmo dire al Governo è di prorogare la misura del reddito di cittadinanza almeno per qualche mese in attesa che si riorganizzino i servizi sociali. Oppure di sederci attorno a un tavolo. Se il reddito va cambiato non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca”, spiega il presidente, Alberto Campailla: “Perché quello che si sta buttando non è l’idea del reddito. Noi non siamo legati al reddito, si può chiamare Paperino o Topolino ma ci interessa che in questo Paese, ci sia una misura a sostegno della povertà”.

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