Si indaga sull'autenticità di un'audiocassetta con cui una donna oggi residente nel Massachussets rivendicò il sequestro nel 1983
Un filo conduttore unirebbe l’omicidio ancora irrisolto della 17enne Katy Skerl, la studentessa strangolata il 21 gennaio 1984 in un terreno nel Comune di Grottaferrata, con la scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, avvenuta a giugno del 1983 nella Capitale. La Procura di Roma, che aveva riaperto un fascicolo d’inchiesta sull’omicidio di Katy Skerl, di fatto cerca elementi comuni alle due drammatiche vicende per riunirle in un unico filone d’indagine. Il perno centrale, attorno al quale ruotano entrambi i misteri, che avvolgono la scomparsa della Orlandi e l’omicidio di Skerl, è costituito dalla figura di una donna residente a Boston negli Stati Uniti, all’epoca dei fatti 19enne e oggi alla soglia dei 60 anni, che rivendicò il sequestro di Emanuela Orlandi. L’audiocassetta, che venne già menzionata da Marco Fassoni Accetti, il fotografo e pr che si auto accusò del rapimento, venne spedita al giornalista americano corrispondente da Roma per la rete televisiva Cbs Richard Roth nel 1983. Le indagini della Procura di Roma dovranno stabilire l’autenticità e la veridicità di quei messaggi, ma chi indaga non esclude che la giovane americana li possa aver registrati per fare uno scherzo. Nei prossimi giorni le indagini tecniche e foniche verranno coordinate dal Sostituto Procuratore Stefano Luciani, dopo la prima parte dell’inchiesta condotta dal Sostituto Procuratore Erminio Amelio.
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