Il giovane egiziano, Mohamed Mahmoud Sayed Abdalla, è stato assassinato perché voleva licenziarsi

Ci sono le immagini delle telecamere di due zone, quella di via Vado a Genova e quelle del lungo Entella, il fiume di Chiavari alla foce del quale sono stati effettuati i primi ritrovamenti, due mani amputate, che hanno innescato le indagini dei carabinieri; ci sono i video in cui si riconoscono due uomini, prima con un trolley e poi con due grosse borse. C’è la testimonianza di un tassista che li ha portati da Genova al levante, e ci sono anche le intenzioni di Mohamed Mahmoud Sayed Abdalla, 19enne ucciso fatto a pezzi e gettato in mare, che avrebbe voluto licenziarsi, e magari mettersi in proprio o lavorare in un altro barber shop a condizioni migliori. Questi i tasselli che stanno piano piano ricostruendo lo scenario completo del delitto del giovanissimo parrucchiere egiziano il cui corpo senza più le mani né la testa è stato restituito dalle correnti al largo del porto di Santa Margherita Ligure dov’è stato rinvenuto una settimana fa. La procura di Genova ha fermato due uomini entrambi egiziani, Abdelwaab Ahmed Gamal Kamel, di 26 anni, soprannominato ‘Bob’ e Mohamed Ali Abdelghani Ali, di 27 anni, detto ‘Tito’: sono loro i presunti assassini, rispettivamente il titolare del barber shop di via Merano a Genova – e di un negozio-satellite a Chiavari – e un collega, accusati ora di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

Devono rispondere del delitto e di aver mutilato il corpo del ragazzo tentando di farlo sparire in mare, gesto reso inutile dalle correnti che invece lo hanno riportato a riva, dove poi è stato rinvenuto. Lo scenario in cui è maturato l’omicidio – i cui contorni sono ancora oggetto di indagine – ruota intorno alla barberia di Sestri Ponente, dove il 19enne lavorava da alcune settimane e dove si erano concentrati i rilievi di carabinieri e scientifica alcune sere fa, forse alla ricerca di un’arma e delle tracce del delitto.

L’innesco dell’aggressione mortale dalle risultanze degli accertamenti è stato dato dalla volontà del 19enne di licenziarsi. I due uomini avrebbero teso una trappola ad Abdalla, le cui ultime tracce in vita risalgono a domenica 23 luglio. Lo avrebbero invitato a tornare a casa, nell’abitazione al civico 40 di via Vado a Sestri – proprio di fronte al negozio in cui tutti lavoravano – che il ragazzo condivideva insieme ad alcuni colleghi, e lì lo hanno colpito a morte. Tre i colpi inferti, tra cui quello fatale al cuore, con ogni probabilità con un coltello di cui poi hanno fatto in tempo a disfarsi, e che deve ancora essere ritrovato.

Le telecamere della via immortalano Abdalla tornare a casa in via Vado ma non lo riprendono più in uscita dall’abitazione. Riprendono invece i due fermati in piena notte con una grossa valigia al seguito che trasportano di peso e non trascinandola, fino al taxi chiamato per portarli a Chiavari.
Poi ancora sull’Entella, dove il giorno dopo verrà ritrovata una delle mani amputate al 19enne. L’idea degli inquirenti è che proprio qui, nottetempo, i due abbiano terminato di smembrare il cadavere per poi abbandonarlo in mare.

Interrogati davanti al pm Daniela Pischetola entrambi i fermati hanno ammesso la lite ma si sono accusati a vicenda di aver colpito il ragazzo, in un rimpallo reciproco di responsabilità, il ragazzo soprannominato ‘Bob’ avrebbe sottolineato di aver tentato di mettersi in mezzo e di essersi poi tirato indietro per paura, sostenendo di essere stato costretto dalle circostanze ad aiutare l’altro giovane, il titolare del negozio, a far sparire il corpo, temendo ritorsioni.

Intanto è emersa la testimonianza di un altro ragazzo, titolare di una barberia nel vicino quartiere di Pegli a Genova, che nei giorni precedenti il delitto ha riferito di essere stato intimidito dai due fermati. Abdalla si era rivolto a lui, per chiedere di poter fare una prova e lavorare nel suo locale, forse alla ricerca di condizioni migliori.

All’appello manca ancora l’arma del delitto, il trolley e i borsoni utilizzati per trasportare il cadavere. Verifiche sono già state effettuate anche sul taxi, il cui guidatore non si è accorto di nulla, ma ad un primo esame non sono state rilevate tracce utili alle indagini nel bagagliaio del mezzo dove la valigia era stata sistemata. Sono anche in corso anche ulteriori indagini sui giri economici di vittima e presunti carnefici in cerca di eventuali sviluppi legati al movente.

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