Un altro detenuto gli ha conficcato una penna in testa. L'ex bancario, condannato a 30 anni, sarà trasferito a Pavia
Davide Fontana, l’ex bancario condannato a 30 anni per l’omicidio della 26enne Carol Maltesi, è stato aggredito in carcere a Busto Arsizio nei giorni scorsi da un altro detenuto e in seguito è stato trasferito nel carcere di Pavia. “Il trasferimento era nell’aria e l’aggressione non ha nulla a che vedere con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna”, spiega a LaPresse il suo legale, Stefano Paloschi, confermando l’aggressione. “A ogni passaggio di notizie o servizi televisivi” Fontana sarebbe stato oggetto di “minacce e violenze, come già avvenuto anche in carcere a Brescia e nel corso del processo a Natale quando venne disposta la perizia”, afferma il legale. “Violenze che sono state sempre regolarmente denunciate”. Le motivazioni della condanna a 30 anni – e non all’ergastolo come richiesto dalla Procura – emessa dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio presieduta dal giudice Giuseppe Fazio avevano suscitato polemiche lo scorso 13 luglio perché nell’escludere la premeditazione dell’omicidio e le aggravanti della crudelta e dei motivi abbietti, si parlava della vittima 26enne come “disinibita” e “stimolante” che avrebbe “usato” Fontana poi “scaricandolo” e per la quale il 44enne avrebbe “perso la testa” perché gli faceva vivere una “vita diversa da quella grigia e monotona di prima”.
Conficcata una penna in testa
Da quanto apprende LaPresse le violenze sarebbero state da parte di un detenuto italiano, che ha conficcato una penna in testa a Fontana, il quale ha riportato un’escoriazione. L’aggressione da parte del compagno di cella sarebbe avvenuta “senza apparenti motivazioni”, riporta una fonte interna al carcere di Busto Arsizio, e in una data antecedente alla sentenza di condanna di primo grado. In quel momento il 44enne si trovava in una sezione a regime ordinario dove ha anche effettuato, per qualche mese, mansioni lavorative e nella quale era stato trasferito dopo un’iniziale collocazione nella sezione del carcere a regime chiuso che ospita detenuti nuovi giunti, ex articolo 32 dell’ordinamento penitenziario (i detenuti che richiedono particolari cautele anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni/sopraffazioni o viceversa) e gli internati ‘con incolumità’ che chiedono di non convivere con altri detenuti per motivi di tutela personale.
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