Ma non è stato convalidato il fermo nei confronti del 23enne a causa della mancanza di altri elementi "a fondamento del pericolo di fuga"

Il fermo di Zakaria Atqaoui non è stato convalidato ma per il 23enne, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Sofia Castelli, uccisa a coltellate la mattina di sabato 29 luglio, è stata comunque disposta la custodia cautelare in carcere. Lo ha stabilito la gip del tribunale di Monza, Elena Sechi, precisando che la mancata convalida del fermo arriva a causa della mancanza di ulteriori elementi “a fondamento del pericolo di fuga”.

La confessione: “Volevo sorprenderla con l’altro ragazzo”

Si è nascosto nell’armadio della camera da letto e ha ucciso Sofia Castelli nel sonno “perché volevo cogliere sul fatto Riccardo e Sofia”. È quanto ha messo a verbale Atqaoui nella sua confessione. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip monzese. Il pomeriggio precedente Atqaoui si era presentato a sorpresa nell’abitazione di corso Roma 100 – dove lo stesso ha vissuto per un periodo ospite della famiglia durante la pandemia e dove ha rubato il mazzo di chiavi del padre per potersi introdurre nell’appartamento – per parlare con la ragazza e “avevo visto nella lavagna attaccata sul frigorifero che il giorno dopo le ragazze (la vittima e la sua amica che quella notte dormirà a casa con lei in un’altra stanza senza accorgersi di nulla, ndr) si sarebbero incontrate con due ragazzi a me noti”, ha detto il giovane di Rivoli.  “Mi sono lasciato con Sofia per colpa di quel ragazzo che avrebbe dovuto incontrare il giorno dopo”, ha aggiunto con riferimento alla rottura definitiva della loro relazione durata circa 5 anni e avvenuta due-tre settimane prima dell’omicidio. “Pensavo che sarebbero uscite la stessa sera con questi due ragazzi” e “volevo controllare cosa sarebbe successo al rientro. Pensavo che se li sarebbero portati a casa“.

Sofia uccisa con almeno quattro coltellate al collo

Nel provvedimento emerge anche che Sofia Castelli è stata uccisa con “almeno quattro coltellate al viso e al collo”. Atqaoui ha messo a verbale davanti agli inquirenti che al momento dell’aggressione Sofia dormiva. “Mi sono scagliato contro Sofia, ho sferrato il primo colpo al collo e poi altre due volte. Quando ho preso coscienza di ciò che era successo ero zuppo di sangue fuori dalla stanza. Mi sono tolto i vestiti. Tremavo. Non mi sentivo bene. Sono andato in sala, ho messo dei vestiti, credo che fossero del padre. Ho messo le scarpe di Sofia”. Nel corso della notte chiuso nell’armadio della camera da letto di Sofia Castelli, Atqaoui avrebbe anche cambiato più volte idea su quale arma utilizzare. “Era andato in cucina, aveva preso un primo coltello e lo aveva scartato mettendolo all’interno dell’armadio, perché aveva la punta smussata e la lama seghettata ed aveva pensato che non sarebbe stato adatto”, si legge. “Era tornato in cucina e ne aveva preso un altro, con il quale aveva accoltellato Sofia, che in quel momento dormiva, colpendola più volte”. Stando alla confessione l’omicidio sarebbe avvenuto fra le 6.30 e le 7 del mattino, nemmeno un’ora dopo il rientro in casa di Castelli con una sua amica dopo aver passato la serata in una discoteca.

Gip: “Elementi di premeditazione”

Gli elementi raccolti finora “consentono di ritenere la sussistenza della gravità indiziaria” anche in merito all’aggravante della premeditazione anche perché gli “intenti omicidi” “non sono affatto ‘improvvisi'”, scrive ancora la gip. Atqaoui infatti avrebbe visto Sofia due volte nella giornata di venerdì, una prima volta intorno alle 13.30 quando le ha offerto la colazione (due frappè e due cannoli siciliani) facendoli arrivare a casa, e una seconda volta intorno alle 18: in una delle due occasioni ha preso le chiavi della casa di Corso Roma “preordinando di tornarvi quando Sofia fosse stata sola”. Il 23enne è entrato dunque in casa poco dopo la mezzanotte nascondendosi nell’armadio dove è stato trovato un coltello non usato per l’omicidio. Atqaoui ha confessato di averlo preso dalla cucina ma di averlo cambiato perché con la punta smussata e piccolo, ritenendolo – scrive la gip – “poco adatto”. Infine, ci sarebbero “i messaggi carichi d’ira” nei confronti della 20enne dopo la visione dei video su Instagram dal telefonino di un amico inviati dal giovane intorno all’1.30 del mattino, “ben prima del rientro delle due ragazze, coltivando quindi per molte ore l’idea di una reazione proporzionata alla sua crescente frustazione per l’abbandono subìto da parte di Sofia”.

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